La Provincia «licenzia» il bracconiere

Brione, doveva controllare i cinghiali ma intanto cacciava di frodo


Giorgio Pasetto


BRIONE. C'è una certa incompatibilità tra il ruolo ufficiale di controllore del cinghiale per conto del servizio provinciale Foreste e fauna, e l'attività di bracconaggio. Ecco perché Silvio Faccini, 51enne di Brione, è stato sollevato dall'incarico con la determina firmata martedì scorso dal dirigente del servizio Maurizio Zanin. Faccini, ora, potrà solo ricorrere al Tar. Il documento è diventato di dominio pubblico ieri mattina con la pubblicazione all'albo telematico della Provincia. Si imputa, a Faccini, di «aver esercitato la caccia al capriolo in violazione all'interdizione all'esercizio di tale caccia e al regolamento interno della Riserva comunale avendo omesso di effettuare gli adempimenti previsti a seguito della constatazione dell'avvenuto abbattimento di specie sottoposte a programmazione di prelievo».

In sostanza, caccia nonostante il divieto e adempimenti disattesi, in parole povere «bracconaggio», come ammette lo stesso dirigente del servizio provinciale Foreste e fauna, Maurizio Zanin. ma non è tutto. Nella determina datata 6 dicembre e pubblicata ieri, si fa riferimento anche alla «violazione delle modalità stabilite per il controllo della fauna, attraverso l'omissione della denuncia di uscita al controllo del cinghiale». Silvio Faccini, infatti, è (anzi, era) abilitato al controllo del cinghiale avendo superato il corso di formazione organizzato nel 2004 dal Servizio foreste e fauna della Provincia, e in tale veste operava all'interno delle riserve di caccia della sua zona. Compito espletato evidentemente con una certa "elasticità", al punto da poter essere accusato ufficialmente (lo si evince dalla determina n. 440 del 6 dicembre 2011) di aver esercitato sia la caccia, che il controllo del cinghiale, in modo irregolare. La revoca immediata dell'abilitazione al controllo del cinghiale è stata la prima misura adottata nei confronti del Faccini, ma non è escluso che sul suo capo possano piovere altri provvedimenti. Al cacciatore-bracconiere, per ora, non resta altro che il ricorso al Tar.













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