La primavera anticipata minaccia molte specie 

Ambiente. Lo zoologo Mustoni spiega che l’arrivo del caldo in febbraio potrebbe diventare  un problema per stambecchi, lepri e pernici bianche se dovesse confermarsi nei prossimi anni


Ubaldo Cordellini


Trento. «L’anticipo di primavera può avere effetti su varie specie, a partire dal risveglio dal letargo o dall’ibernazione per gli orsi. Se dura un anno non ci sono particolari problemi, ma se questa situazione dovesse prolungarsi a causa del riscaldamento globale, potrebbe avere effetti molto negativi sia sulla vita di specie che hanno bisogno del freddo sia per l’arrivo di specie aliene abituate a temperature più calde», Andrea Mustoni, zoologo al parco Adamello Brenta ed ex coordinatore del progetto Life Ursus, lancia un segnale preoccupato per l’arrivo in anticipo del caldo: «Un clima di questo tipo può modificare i ritmi di diverse specie tra i quali anche gli orsi che possono svegliarsi un po’ prima. Se dovesse durare un anno non penso sia un particolare problema, ma se dovesse andare avanti per più anni la situazione sarebbe preoccupante con conseguenze per le specie autoctone e anche con l’arrivo di specie aliene. Un esempio lo abbiamo già avuto negli ultimi anni con l’arrivo della cimice asiatica, della zanzara tigre e del poligono del Giappone, una pianta che cresce lungo i corsi d’acqua. Già adesso queste specie hanno creato problemi e le conseguenze potrebbero essere ancora più importanti se l’innalzamento della temperatura dovesse andare avanti a lungo. Bisognerebbe, comunque, vedere come la natura reagirebbe e come troverebbe un nuovo equilibrio. Poi, da persona che lavora al parco Adamello Brenta, in un ambiente di alta montagna, sono preoccupato per le specie che hanno bisogno di un clima rigido. Penso ad esempio allo stambecco, alla pernice bianca, alla lepre bianca, ma anche al gallo forcello. Specie che sono arrivate in Trentino all’epoca dell’ultima glaciazione e hanno bisogno di freddo. Lo stambecco non ha ghiandole sudoripare e quindi non sopporta il caldo, la pernice bianca e la lepre bianca si mimetizzano con la neve, ma se la neve dovesse scomparire o essere sempre più rara, queste specie sarebbero sempre più spesso vittime dei predatori».

Invece Mustoni non vede gravi conseguenze per l’orso: «L’orso si adatta più facilmente. Il suo non è un letargo vero e proprio ma un’ibernazione che può modulare in base alle condizioni esterne. Con l’anticipo del caldo potrebbe svegliarsi prima, ma d’altro canto anche la natura gli metterebbe a disposizione prima varie fonti di sostentamento, da animali morti alle bacche. Diciamo che l’orso ha un adattamento più plastico e potrebbe non subire gravi danni da un cambiamento climatico, ma molte altre specie sarebbero ad alto rischio».













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