«La morte di Alessandra: imprevedibile»

Secondo la Procura non ci sono responsabilità mediche. La famiglia: «Chiederemo un’altra perizia, vogliamo chiarezza»


di Paolo Tagliente


ROVERETO. La morte di Alessandra Pizzini fu causata da una tragica e imprevedibile fatalità, che si sarebbe potuta verificare e i cui esiti sarebbero stati comunque fatali. Queste, in estrema sintesi, sono le conclusioni cui è giunto il perito nominato dal sostituto procuratore sulla base dei dati ottenuti dall’esame autoptico. Conclusioni che sollevano il medico del Pronto Soccorso dell’ospedale San Maurizio e quello di famiglia da ogni responsabilità. Poche ore prima della morte, infatti, Alessandra Pizzini, 43 anni e tre figli, era stata sottoposta a una lunga serie di esami proprio all’ospedale del capoluogo altoatesino, dove era arrivata a bordo dell'ambulanza del 118 che l'aveva soccorsa in autostrada. La donna, infatti, di rientro da quattro giorni di vacanza in Austria, si era sentita male durante il viaggio e il compagno aveva chiesto l'intervento dei sanitari. Alessandra era rimasta qualche ora presso la struttura sanitaria bolzanina e poi, dimessa, aveva fatto rientro nella sua casa a Tierno di Mori. All’alba del 23 agosto Alessandra si era sentitata nuovamente male e vani erano stati gli interventi della guardia medica, subito chiamata dai familiari preoccupati, e successivamente dei sanitari del 118. Proprio per quanto accaduto prima della tragedia, il sostituto procurato Fabrizio De Angelis, aveva aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti e chiesto all'azienda sanitaria bolzanina l'acquisizione della cartella clinica relativa al passaggio di Alessandra dal nosocomio altoatesino. Parallela all’inchiesta avviata dalla Procura, informata di quanto accaduto dal compagno della donna, anche l’Asl di Bolzano aveva aperto un’inchiesta interna sui cui viene mantenuto tutt’ora il più stretto riserbo. Facile immaginare, però, che quanto emerso dall’esame autoptico abbia importanti effetti sull’indagine dell’azienda sanitaria altoatesina. «Prendiamo atto delle conclusioni a cui arrivato il perito nominato dal sostituto procuratore De Angelis - commenta l’avvocato roveretano Monica Gasperini - ma è chiaro che chiederemo venga eseguita un’ulteriore perizia da perito di nostra fiducia. Lo faremo, è bene precisarlo, non perché i familiari della signora Pizzini vogliano trovare a tutti i costi un colpevole, ma perché chiedono che sia fatta completa chiarezza sulla vicenda». Le stesse parole pronunciate da Alessandro Bison, compagno della donna, il quale, privo di qualsiasi rancore e pur esprimendo fiducia nel lavoro dei medici, s’era detto convinto che occorresse fare piena luce su quanto accaduto.La morte di Alessandra aveva profondamente scosso la comunità di Mori, dove la donna era conosciuta, e a Rovereto, dov’era nata e cresciuta e dove saliva ogni giorno per lavoro, presso lo studio di elaborazione dati “Elcodas”. E al lavoro avrebbe dovuto rientrare di lì a qualche giorno, concluse le tanto attese ferie. Un destino terribile, però, aveva voluto diversamente.

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