La mappa del voto: partiti divisi alle urne

Upt, Patt invitano all’astensione. Pd in imbarazzo. Verdi e socialisti puntano sul “no” Sel e i Comunisti sulla stessa lunghezza d’onda di Fiamma, Lega e Pdl


di Robert Tosin


TRENTO. Destra, centro destra e sinistra tutti d’accordo nel suggerire il sì al voto referendario di domenica. Il centro-governativo, invece, punta sull’astensionismo. Sulla questione delle Comunità di valle l’arco politico si è spaccato anche in modo anomalo, rispetto alle ideologie. Forse perché la Lega, promotrice del referendum, ha giocato sul popolarissimo tema del taglio agli sprechi della politica. E di questi tempi l’argomento trova ampio consenso a prescindere dalle idee politiche di ciascuno. Puro populismo, secondo i detrattori; argomento finalmente da affrontare, secondo i sostenitori.

I partiti di governo e più territoriali sono stati categorici: l’Upt e il Patt hanno detto chiaro ai loro iscritti di non avvicinarsi nemmeno alle urne. Astensionismo totale per far mancare il quorum, cioè la soglia del 50% (più uno) degli aventi diritto al voto in modo da rendere vana la consultazione. I Verdi, invece, sostengono la democraticità dell’istituto referendario e non ritengono giusto boicottarlo. Questo però non vuol dire appoggiare la richiesta della Lega che chiede senza mezzi termini di abolire le Comunità di valle. Per i Verdi, invece, bisogna andare al voto e mettere la crocetta sul “no”. Il Pd è leggermente in imbarazzo e per due motivi: il primo è che non tutti gli iscritti sono fan sfegatati delle Comunità di valle, il secondo perché dopo essere sempre stato paladino delle consultazioni elettorali e referendarie non può certo invitare tutti a disertare le urne. Per questo in modo si trova un po’ impacciato nel dire di non recarsi alle urne e comunque il voto sulla scheda per il Pd deve essere “no”.

Anche l’Italia dei valori è combattuta fra l’appartenenza alla maggioranza e le critiche avanzate a più riprese sulle Comunità. Per questo lascia libertà di voto ai suoi. Anche l’Udc dà libertà di voto, pur facendo notare che la legge istituzionale va modificata.

Sull’altro fronte della barricata c’è più compattezza. Scontato il voto favorevole al quesito da parte della Lega (partito promotore e autore della raccolta di oltre 9 mila firme), il Pdl è stato lo sponsor più attivo dell’abolizione delle Comunità di valle. Quindi, nessun dubbio: tutti alle urne per votare sì. Fiamma e La Destra sono della stessa opinione, mentre Amministrare il Trentino di Giovanazzi lascia libertà di voto.

La sinistra extraconsigliare registra una lunga teoria di sì. Soltanto i socialisti difendono strenuamente l’ente intermedio. Da tutti gli altri, invece, arriva un’indicazione precisa e cioè votare a favore del quesito che chiede l’eliminazione delle Comunità. Si sono espressi in questo modo Sel, Rifondazione comunista e i Comunisti italiani.

Il fronte dei sì è dunque molto ampio, ma è abbastanza ovvio che la battaglia vera e propria non sarà tanto sulle crocette, quanto sull’affluenza alle urne. Per l’istituzione delle Comunità si presentò il 43% dei trentini, segno che l’interesse sul tema è piuttosto carente.

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