l’indagine

La frode del burro, azienda trentina finisce nei guai

Le etichette promettevano burro di prima scelta ma  per le analisi dei carabinieri del Nas si trattava del prodotto della lavorazione del siero di latte



TRENTO. Le etichette promettevano burro di prima scelta, di panna centrifugata, e le immagini evocavano pascoli di montagna. Invece, le analisi dei carabinieri del Nas hanno dimostrato che si trattava di panna fatta con il siero e proveniente più che altro dall’estero. Non aveva niente a che fare con i pascoli di montagna. Per questo il legale rappresentante di un’azienda privata della Val di Non che produce burro e lo vende in tutta Italia anche a grandi catene di supermercati è indagato per il reato di frode in commercio.

Secondo l’ipotesi del pubblico ministero Maria Colpani l’azienda avrebbe tratto in inganno i consumatori sulla natura e la qualità del burro. L’azienda produce svariate linee di burro che viene venduto con molte etichette. In molte di queste c’è l’indicazione: burro da panna fresca di centrifuga, burro da panna di affioramento, burro da crema di latte. In realtà, però, i carabinieri del Nas di Trento, dopo un controllo eseguito nel gennaio 2016, avrebbero accertato che l’azienda acquistava il burro dall’estero e, in un caso, da Napoli.

In quest’ultimo caso, il burro non era neanche tracciato e, quindi, non si sa da dove venisse. Negli altri casi, le analisi del Nas e i documenti di accompagnamento hanno dimostrato che il burro non era per niente di prima scelta e fatto con panna fresca, ma con il siero. Di fatto si tratterebbe di burro di minore qualità. Il burro di siero di latte si ottiene separando la panna dal siero.

A differenza del burro ordinario, prodotto con latte fresco, il grasso contenuto nel burro di siero subisce il trattamento iniziale della produzione casearia. Per questo motivo il pm Colpani ha chiesto al gip, ottenendolo, il sequestro della linea produttiva del burrificio e del magazzino. Progressivamente, poi, l’azienda si sta mettendo in regola correggendo le etichette incriminate. Per questo motivo la linea produttiva, che era quasi totalmente di confezionamento di prodotto all’estero, è stata dissequestrata così come gran parte del magazzino, mano a mano che l’azienda confeziona il prodotto con le etichette corrette. Il rappresentante legale, comunque, resta indagato e dovrà patteggiare.













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