La Finanza contesta alla Dana una maxievasione fiscale

Secondo le Fiamme gialle l’azienda di Arco avrebbe nascosto all’erario redditi per 30 milioni L’accusa: dedotte spese che non potevano essere scaricate e dichiarati inesigibili alcuni crediti


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Oltre 30 milioni di euro sottratti al fisco. Questa la pesante contestazione che la Guardia di Finanza muove alla Dana di Arco, una delle più grandi imprese trentine. Le Fiamme gialle hanno anche denunciato alla Procura il responsabile dell’azienda per dichiarazione infedele. La Dana è specializzata nella produzione di trasmissioni per grandi macchine operatrici e in Trentino dà lavoro a più di 700 persone. Secondo le Fiamme gialle, l’azienda avrebbe dedotto spese non deducibili e iscritto a bilancio dei crediti inesigibili, mentre, in realtà avrebbe potuto riscuoterli. Ovviamente queste sono le ipotesi avanzate dalla Finanza e dovranno passare il vaglio dell’autorità giudiziaria, per quanto riguarda l’aspetto penale, e della Commissione tributaria, per quanto riguarda il versante fiscale.

La contestazione della Finanza è maturata dopo una lunga verifica svolta nella sede della Dana. I finanzieri hanno messo sotto controllo i bilanci degli ultimi quattro anni. Secondo quanto emerso dalla verifica, la Dana avrebbe indebitamente dedotto dal reddito quote di costo e gli ammortamenti relativi all’acquisto di beni utilizzati in via durevole ai fini della produzione. In parole povere, l’azienda avrebbe «scaricato», come si dice in gergo, il costo dell’acquisto di beni che le servono per la propria attività. Si tratta di costi che, sempre secondo la Finanza, o non possono essere dedotti o possono esserlo solo in misura minore rispetto a quanto fatto dall’azienda.

La stessa Finanza spiega in una nota che sarebbe stato posto in essere un «comportamento complesso e articolato che ha avuto origine da una serie di operazioni societarie, parte delle quali si sono sviluppate all’estero». Oltre alla deduzione di costi che non sarebbero stati deducibili, la Finanza contesta alla Dana di aver anche di aver definito come inesigibili alcuni crediti. I crediti inesigibili, ovvero quelli che non possono essere incassati perché il cliente è insolvente, se indicati nel bilancio non concorrono a costituire il reddito della società. Secondo la Finanza, però, i crediti indicati dalla Dana, in realtà, sarebbero stati esigibili. Cioè si poteva incassare A dimostrazione di questo, le Fiamme gialle, riportano il fatto che l’azienda non avrebbe fatto nulla per incassare questi crediti. Per questo motivo, l’importo di questi crediti non sarebbe stato deducibile. Sommando tutte le voci in questione, la Finanza ha fatto emergere oltre 30 milioni di euro che sarebbero stati dedotti indebitamente. L’evasione fiscale vera e propria, ovviamente, è inferiore e si aggira intorno ai 15 milioni di euro.

Da ricordare che quello della Finanza è solo l’accertamento preventivo che viene effettuato in base a una verifica sui conti dell’azienda. Adesso tutto l’incartamento passa all’Agenzia delle Entrate la quale cercherà di recuperare la tassazione che si presume evasa. La Dana potrà sempre contestare le conclusioni della Finanza e presentare le proprie controdeduzioni facendo ricorso alla Commissione tributaria. La strada, quindi, si presenta come molto lunga e complessa.

Diverso l’iter che verrà seguito dal punto di vista penale. Al responsabile della Dana, la Finanza contesta il reato di dichiarazione infedele previsto dall’articolo 4 del testo unico in materia fiscale. Si tratta del reato commesso da chi sottrae al fisco cifre molto consistenti. Ovviamente, l’autorità giudiziaria dovrà stabilire se la condotta del responsabile della Dana costituisca reato e anche da sotto questo aspetto ci sarà in battaglia. Del resto, i controlli della Finanza sull’evasione fiscale sono sempre più mirati e articolati su tutto il territorio.

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