La febbre neroazzurra dilaga nella valle

Pinzolo, dalle famiglie ai cassaintegrati tutti in coda per gli allenamenti dei calciatori, in attesa di un autografo


di Katja Casagranda


PINZOLO. L’appeal del calcio non tradisce, lo sanno bene in Val Rendena che inizia la sua stagione turistica con l’abbuffata di fede nero azzurra. Molti in gita mordi e fuggi, moltissimi con l’abbinata vacanza in montagna e tifo stanno seguendo il ritiro dell’Inter a Pinzolo, un ritiro che caratterizza l’intera val Rendena con gli alberghi prenotati da Madonna di Campiglio a Villa Rendena e striscioni o poster fuori da bar e pizzerie lungo tutta la statale.

Loro, atleti e staff, sono le star e come tali sfilano, concedono autografi, si mettono in posa per le foto quasi che corse, calci in porta e parate siano un optional. Il rito è quello dell’applauso come appaiono in campo e fanno capolino dagli spogliatoi, come per il giapponese Nagamoto arrivato lunedì, applausi e incitamenti quando cronometrano i passi con cui in falcate coprono la lunghezza del capo di calcio, saluto rivolto alle tribune quando viene urlato il loro nome e immancabile la disponibilità per l’autografo. Andrea Vianello viene da Venezia con il nipotino e in famiglia sono tutti tifosi di Inter: «Abbiamo prenotato per tutta la settimana per cui spero di avere l’occasione di incontrare i giocatori da vicino». Poco più in là il papà Andrea Gozzoli culla in braccio il piccolo Cristian di sette mesi tutto vestito neroazzurro: «Siamo di Cesenatico e Cristian è sicuramente il tifoso più piccolo, in quanto c’eravamo anche l’annos corso e lui era nella pancia della mamma. Qui è molto bello e abbiamo scelto di fermarci dato che l’anno scorso facevamo la spola da Levico dove stavamo al lago». Per il piccolo smamma e papà si augurano che si diverta a giocare a palla. Diventare un professionista o un campione non è nei loro sogni.

Ci sono invece mamme un pochino più speranzose che i loro figli vengano notati dagli allenatori. Arrivano da Salò sul Lago di Garda, Rossella Franceschi con il suo Junio di 10 anni e Barbara Bertini con Niccolò che per due giorni hanno frequentato i Camp per ragazzi. «E’ un po’ come mandare i figli ai campi estivi, solo che per noi è impegnativo il contorno. Tuttavia siamo entusiaste che possano vedere da vicino i loro idoli, incontrarli sul campo e ricevere l’autografo divertendosi e giocando a pallone con i loro coetanei». Simile la storia di Augusto Bertamini della provincia di Lecco che in Val Rendena ci viene anche per sciare. Si è preso un giorno di ferie per portare il figlio al Camp ma come si palesano i calciatori entra in stato di estasi e si esalta con l’amico Roberto Ginelli, in cassa integrazione, ma per lui l’Inter batte anche della crisi. Da Viterbo in camper con i genitori arrivano gli adolescenti Mattia e Alessandro Manzo con quaderno per autografi e penna pronti, la passione per Pazzini, Zanetti e compagni. Mentre tifosi di ogni età si esaltano, c’è anche chi paziente attende come Simona Favetti di Milano: «In fondo è qualcosa di diverso e poi sono solo due giorni, intanto mi godo il fresco».













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