la storia

La favola di Claudia Griot che ha voluto essere felice

Licenziata, con auto e casa da pagare, si è vista crollare il mondo addosso Ma ha ricominciato da Londra e ora lavora in Formula 1 ai box della Force India


di Michele Zadra


PREDAZZO. Non ha "ombelico" il mondo per Claudia Griot. Un paio d'anni fa alla giovane di Predazzo il mondo, causa licenziamento improvviso con casa e macchina da pagare, stava per crollare addosso. Dopo un iniziale momento di difficoltà, in quei giorni un amico le regala un libro, «L'uomo che voleva essere felice» di Laurent Gounelle, un libro, dicono le recensioni, capace di cambiare la vita. E con Claudia funziona. Reagisce e decide di ripartire. E di partire, cominciando a girare quel mondo che stava per travolgerla, trovando lavori, dapprima difficoltosi ma poi suggestivi, come nel circus della Formula 1, conoscendo tanta gente con storie facili o difficili, però tutte vere e reali, e visitando tanti luoghi. La meta iniziale è Londra, a cercare lavoro e, già che c’è, a imparare l'inglese. I primi mesi si lavora tra ristoranti che spariscono o che la pagano poco, però si va avanti. In mezzo un viaggio negli Stati Uniti e poi di nuovo lavoro, più comodo, in un wine bar, ma Claudia non si ferma. Tra le opportunità di lavoro su internet, trova una richiesta di cameriere ed hostess per il catering di un team di Formula 1, la Sahara Force India. Poco convinta ma molto curiosa, compila la cover letter e la invia. Siamo a Natale, tutto avviene nel giro di pochi giorni, il contatto, il colloquio, l’attesa e il 31 dicembre un sms: «ciao Claudia, ti vogliamo con noi per la stagione 2014 di Formula 1».

«E' stato l'augurio di buon anno migliore che potessi avere» commenta e dopo un mese e mezzo, tra burocrazia, corsi e valigie, si ritrova all'aeroporto di Heathrow, dove, per la prima volta, conosce i suoi nuovi colleghi e riceve la borsa del team con le divise da lavoro. Prima destinazione il Bahrein per un test. «L’esordio è stato duro - racconta - per due settimane abbiamo lavorato ogni giorno dalle 4 di mattina alle 10 e mezza di sera». Il lavoro di Claudia è nella zona bar-ristorante del team. In Europa è in un motorhome di tre piani, nove autoarticolati assemblati, mentre fuori Europa è in locali dell'hospitality dell'autodromo da attrezzare ed arredare ogni volta. Da febbraio a novembre ha fatto una ventina di viaggi in quattro dei cinque continenti. La sua settimana tipo: da lunedì a mercoledì dalle 8.30 alle 17 preparazione dell'area, spesa gigantesca e pranzo del personale. Giovedì, venerdì e sabato dalle 4 del mattino ad oltranza. «A volte dormi cinque ore - sottolinea - o magari nessuna ma davvero non ci fai caso perché lavori in un bell'ambiente, vedi tante cose e conosci tanta gente. Poi, nel tempo libero puoi anche visitare le città e anche queste occasioni non me le sono lasciate scappare».

Claudia è soddisfatta di questa sua esperienza: «La Formula 1 è la ciliegina sulla torta - commenta - ma sono contenta di lavorare soprattutto in un contesto dove si parla inglese e si conosce molta gente. Imparo molto dal lavoro ma anche dalle persone che mi trasmettono insegnamenti importanti».

Aneddoti su questo suo anno in giro per il mondo ne ha tanti da raccontare, le gare, pur a pochi passi dai circuiti, le vede spesso solo in tv e i posti che le sono piaciuti di più sono in Oriente, «perché lì è tutto diverso». Chiude parlando al futuro e dice che il suo capo, in attesa di avere l'ok dal team per la prossima stagione di Formula 1, intanto l’ha confermata anche per il 2015. «Vedremo se si lavorerà ancora con la Sahara Force India o un altro team - conclude - altrimenti me ne andrò per un anno in Australia a migliorare ancora l'inglese». La storia della ragazza che voleva essere felice, e c’è riuscita, continua.













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