SEGUE DALLA PRIMA PAGINA / ITALO MONFREDINI 

«La crisi in Federcoop non è una mera lotta di potere»

L’attuale crisi dei vertici della Federazione trentina della cooperazione non è, come forse può apparire ad alcuni, una mera “lotta di potere” tra diverse fazioni, ma è più profonda, perché legata ai...


di Italo Monfredini*


L’attuale crisi dei vertici della Federazione trentina della cooperazione non è, come forse può apparire ad alcuni, una mera “lotta di potere” tra diverse fazioni, ma è più profonda, perché legata ai rilevanti cambiamenti, già avvenuti o in atto, nel complessivo ecosistema economico e sociale rappresentato dalla cooperazione in Trentino.

In primo luogo, l’origine va ricercata nel recente mutamento del settore del credito cooperativo, che, determinando una nuova prospettiva, ha necessariamente inciso sui suoi rapporti con il contesto economico, territoriale e, nello specifico, cooperativo.

Il sistema del credito cooperativo trentino già da tempo, soprattutto attraverso la sua società di sistema Cassa Centrale Banca, si era sviluppato ben oltre la dimensione locale, assumendo una dimensione sovraregionale, la quale ha contribuito a determinare la risposta del settore alla crisi che ha investito tutti gli istituti bancari e alle mutate disposizioni normative (la cosiddetta riforma del credito cooperativo). La reazione di questo comparto è stata essenzialmente e, per certi aspetti necessariamente, un doloroso riequilibrio dei conti economici delle Casse rurali, anche attraverso consolidamenti e fusioni degli istituti, alcuni dei quali con una storia centenaria alle spalle, accompagnato da una conseguente riconfigurazione in chiave industriale. Come sappiamo, ne è nato un nuovo progetto di gruppo bancario nazionale, di cui vedremo in futuro successi e limiti, ma che ha certamente il raro pregio di offrire in tempi di crisi un’opportunità di sviluppo.

Su questo tema si potrebbe approfondire molto, cosi come sulle finalità della riforma - mai abbastanza comunicata – che, nelle intenzioni del legislatore, è in primis quella di tutelare il risparmio delle famiglie. E ancora si potrebbe riflettere sulla scelta industriale, che appare come l’evoluzione di un settore che ha agito da protagonista e che si sente in grado di attuarla. Questa scelta, per molti versi epocale, ha incontrato opposizioni, minoritarie ma forti, che negli scorsi anni si sono fatte sentire: da un lato chi era determinato ad agire una leadership di sistema e gestire il rischio, ma anche le opportunità, delle mutate condizioni di contesto; dall’altro chi era più incline ad operare un ridimensionamento - perché di questo si sarebbe trattato - in chiave strettamente locale, provinciale o al più regionale.

Quindi, due visioni opposte del mondo e della Comunità, anche nell’enfasi degli slogan che hanno semplificato il dibattito, “una grande sfida” e “piccolo è bello”. In questa trasformazione e in coerenza con il progetto complessivo, il credito, in quanto settore cooperativo federale, ha spostato il baricentro del proprio interesse fuori dalla Federazione trentina.

Certamente questo mutamento – accompagnato forse anche da qualche errore di comunicazione - ha amplificato il ruolo degli oppositori, di coloro che, identificandosi con una sostanziale battaglia contro il “sistema dei poteri”, hanno invece generato azioni fondamentalmente orientate a ostacolare i cambiamenti in atto. Una visione che enfatizza la dimensione territoriale, ma che ha nel concreto i contenuti del localismo, accanto a un’idea di Comunità che salvaguarda i propri interessi chiudendosi, nella speranza di arginare l’evoluzione sociale inarrestabile, anche quando non piace.

Il progetto di costruzione del nuovo gruppo bancario cooperativo è andato avanti e le sue vicende, oggi, si attuano perlopiù nelle rappresentanze nazionali, contesto dove, per inciso, si colloca anche il dibattito sulla famosa “Delega di rappresentanza in Federcasse”. Anche in questo caso, una sorta di “lacerazione” tra il settore del credito e la Federazione locale figlia essenzialmente di un’opposizione al progetto evolutivo tentata dalla Presidente Mattarei.

In questo tempo si è consumato anche un altro drammatico confronto con la realtà, quello che ha visto protagonista il settore del consumo. Di questa vicenda emergono solo le cronache sindacali e una divisione a metà della rappresentanza consigliare della Federazione. In realtà non una parola di riflessione su questo tema è stata proposta nelle sedute del Consiglio di amministrazione, il cui ordine del giorno è spesso costituito solo da punti formali e “Comunicazioni del Presidente”.

Un silenzio assordante e una assenza di pensiero per certi versi inquietante, tesi probabilmente a delineare gli schieramenti per la battaglia del prossimo rinnovo delle cariche sociali del settore. Una battaglia dove si immagina che la Presidente Mattarei vorrà spendersi in qualche modo, essendo quello il suo mondo di provenienza.

Infine, la questione del settore sociale: l a cronaca di questi mesi ci consegna l’evidenza di una scarsa propensione alla mediazione, che ha determinato di fatto uno scontro tra i vertici federali e i consiglieri rappresentanti delle cooperative sociali. Un livello di scontro incompatibile con un movimento che si vuole da sempre democratico e pluralista. Le cooperative sociali, tradizionalmente, non si occupano di battaglie per il potere. Detto questo, soprattutto per onorare il lavoro di migliaia di soci e collaboratori che ogni giorno sostengono ben più che professionalmente chi si trova agli ultimi gradini della scala sociale o semplicemente della vita, ci si oppone con forza e senza timori a chi arriva da altre opposizioni carico di certezze assolute, di investiture enfatizzate, di ragioni talvolta presuntuose e anche, parrebbe, anche di qualche “conto da regolare”.

Per questi motivi ritengo che la Federazione della cooperazione trentina dovrà essere molto diverse da quella che abbiamo conosciuto e che, in futuro, non si possa prescindere da una presa d’atto delle mutate condizioni del contesto, dal confronto diretto non con il cambiamento in generale - e quindi retorico - ma con quello realmente avvenuto, da una volontà di inventarsi un modo diverso di essere la Federazione di tutte le cooperative coltivando il rapporto con chi la cooperazione la fa per mestiere.

*Consigliere ftcoop settore cooperative sociali













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