La commissione di Detomas resta monca 

Dopo una lite, a febbraio, tre componenti si erano dimessi: «E da allora il presidente non si è scusato»



TRENTO. Da inizio febbraio la Quarta Commissione provinciale è monca di tre componenti. E ieri, a distanza di mesi, la commissione in questione, presieduta dal ladino Beppe Detomas, è rimasta ancora tale, ovvero priva di tre componenti. Dopo il tentativo di ricomposizione di marzo, anche quello di aprile (ieri) ha sortito una fumata nera: il centrodestra non vuole fare dei nomi per rimpiazzare i dimissionati perché, di fatto, il presidente Detomas non si è mai scusato dell’accaduto.

Ma cosa era successo? Perché si erano dimessi? «Per protestare contro il comportamento arrogante e antidemocratico del presidente Giuseppe Detomas nei confronti di un membro della commissione, impedendogli di rivolgere una domanda al vicequestore che era stato invitato per rispondere a noi consiglieri» spiegarono, piccati, i dimissionari Claudio Cia (Agire), Walter Kaswalder (Autonomia popolare) e Gianfranco Zanon, Progetto Trentino, che della commissione era pure il vicepresidente.

In quell’aula di commissione a febbraio sono volati gli stracci. Detomas, che non ha fama di prepotente, ha perso la calma e, dopo aver tolto bruscamente la parola a Kaswalder che voleva fare una domanda al dirigente della polizia, si è alzato ed ha abbandonato, come si suol dire, l’aula: «Massì, mi sono saltati i nervi. Poi però non c’erano le avvisaglie di conseguenze particolari. Abbiamo concluso la seduta e non mi aspettavo certo la raffica di dimissioni. Ora io questa cosa la voglio ricomporre, incontrarmi con i consiglieri. Chiedere loro di ritirare le dimissioni. Non mi pare che ci siano stati gli estremi per tutto questo. Perché ho interrotto Kaswalder? Era fuori tema - nota l’esponente dei ladini - voleva parlare dei profughi che spacciano, mentre invece il tema era vedere quello che può fare la Provincia per fare prevenzione con i giovani». Ma Kaswalder mette, tutte e e due, le mani avanti: «Eh, no. Io non ho nessuna intenzione di fare finire questa faccenda a tarallucci e vino, ritirando le dimissioni che sono serie e motivate. Detomas mi deve rispetto, non fosse altro per le 4500 persone che mi hanno votato contro i suoi mille voti».

E da allora nessuno ha chiesto scusa, e la commissione resta monca.(g.t.)













Scuola & Ricerca

In primo piano