«La coalizione torni in mezzo alla gente»

Rossi e le provinciali: «Lavorare assieme sul programma farà bene al Pd» «Dellai? Mi ha inviato un sms di congratulazioni: spero di incontrarlo presto»


di Paolo Morando


TRENTO. Dice che congratulazioni inattese non gli sono arrivate: il che sembrerebbe indicare che non si è ancora formata la classica coda per salire sul carro del vincitore. «Ma ancora prima che si votasse alle primarie - rivela - esponenti del centrosinistra diciamo “spinto”, sia del Pd che dell’Upt, mi avevano manifestato l’intenzione di preferirmi agli altri candidati». Archiviati i festeggiamenti, e mentre la bufera innescata dal voto di sabato scorso continua a flagellare il Pd, tra un impegno e l’altro come assessore provinciale alla salute (il contratto dei medici, l’apertura di Villa Rosa a Pergine) Ugo Rossi si appresta a muovere le prime pedine sulla scacchiera del centrosinistra autonomista in vista del voto di ottobre. Iniziando («a breve») da un giro di consultazioni non informali con i colleghi assessori Alessandro Olivi (Pd ) e Mauro Gilmozzi (Upt) sconfitti alle primarie. Subito dopo, avvierà il confronto sul programma con i partiti della coalizione: partendo da quanto già messo a punto dalle commissioni tematiche della coalizione. Sono quattro: territorio e ambiente, autonomia e istituzioni, economia e ricerca, infine coesione, cittadinanza e salute. «Ci siamo già incontrati alcune volte: intendo partire prima di tutto da loro per fare il punto della situazione e darci un calendario di lavoro, per avere la possibilità di stendere un documento sulla cui base costruire poi dettagliatamente il programma politico per le elezioni provinciali».

Assessore Rossi, in questo programma però, come candidato presidente, ci metterà del suo. O no?

In questo lavoro dovrà esserci collegialità, poi certamente avrò la responsabilità di fare sintesi. È chiaro che alcuni aspetti li sento particolarmente miei: come il tema della competitività di un Trentino orientato verso l’Europa in termini di benchmarking e il riferimento alle lingue straniere, attraverso un piano straordinario in ottica di competitività delle risorse umane. Si cercherà di condividerli, anche se i due filoni principali su cui costruire il programma, da una parte lavoro e crescita e dall’alto la coesione sociale, devono restare il punto di riferimento della coalizione. Ma questa è una scelta di fondo che è già stata fatta.

Crede che l’attuale travaglio del Pd, uscito sconfitto dalle primarie, possa costituire una difficoltà in futuro per la coalizione?

Ovviamente non entro nel merito delle decisioni dei singoli partiti. Auspico però che nel Pd maturi la consapevolezza che, più di tutto, anche a loro conviene essere molto chiari sul tipo di progetto per il futuro del Trentino che metteremo in campo. Da questo punto di vista, sono certo che l’esercizio della costruzione del programma con una logica collegiale farà bene anche al Pd. Ma non solo a loro, a tutti noi: perché è esattamente lì che riusciamo a trovare lo spirito vero e le ragioni del nostro stare assieme.

Facile a dirsi: per loro la botta è stata tremenda.

Posso capirlo. Ma sono anni che lavoriamo bene assieme. E in questa legislatura che si sta concludendo, tra le diverse forze della coalizione sono anche avvenute molte contaminazioni: non ho visto disaccordo tra noi sui temi del lavoro e dell’impresa, o su quelli della coesione sociale. Né a sinistra né da parte di chi si sente più di centro. Per questo vedo la possibilità, ora, di sostanziare ulteriormente un programma sulla base di una sensibilità che è sempre più comune.

Come si muoverà nelle nuove vesti di coordinatore della coalizione?

Sento soprattutto una responsabilità: quella di aggiornare il metodo rispetto alle scelte che andranno fatte. Che ci sia insomma una maggiore capacità di espressione da parte di tutte le forze che compongono la coalizione.

Dopo il voto di ottobre, sulla scia della sua candidatura a presidente, i rapporti di forza tra i partiti potrebbero tra l’altro cambiare profondamente e favorire questo processo.

Un riequilibrio semplificherebbe certo le cose. Ma al di là di questo, la questione del metodo è di per sé importante: la coalizione deve permettere a chiunque di esprimersi e deve essere disposta a farsi misurare dai cittadini, favorendo la partecipazione.

In questi giorni ha sentito Dellai?

L’ho sentito solamente via sms: ho ricevuto le sue congratulazioni.

Pensa prossimamente di incontrarlo?

Lo auspico senz’altro. Magari quando sarà più tranquillo sul fronte romano: con le fibrillazioni di questi giorni...

E i suoi avversari delle primarie, gli assessori Olivi e Gilmozzi?

Ci siamo parlati informalmente, commentando l’esito delle primarie. Un riconoscimento dei risultati del voto che, per quanto riguarda il mio successo, parte dalla constatazione della sua esiguità. Di qui la necessità di lavorare ancora maggiormente assieme. Da qui si deve partire. E sono certo che troveremo anche il modo formale di esprimerlo, valutando assieme come dare maggiore visibilità a questa idea di fondo.

Prefigura una sorta di “trojka” alla guida della giunta provinciale?

Naturalmente no. Non si tratta di ragionare ora su incarichi e squadre: tutto questo verrà dopo, sulla base dell’esito delle elezioni di ottobre. Dico però che oggi noi ci giochiamo tutto sulla capacità di dire ai trentini, in maniera concreta, che cosa intendiamo fare: quali progetti abbiamo, quali difficoltà dovremo incontrare, quali sacrifici andranno purtroppo fatti. E il mio stile da questo punto di vista forse potrà essere d’aiuto.

È vero che negli uffici provinciali, dopo la sua vittoria alle primarie, regna già una certa tensione? Del tipo: oddio, adesso qui cambierà davvero tutto.

Non mi sembra affatto. O se c’è, non l’ho affatto percepita. Nei miei confronti non ho visto alcun cambiamento. D’altra parte mi sono sempre comportato in modo aperto e diretto con dirigenti e funzionari. E non cambierò di certo ora.

Come imposterà la campagna elettorale della coalizione per le provinciali?

Puntando sulla chiarezza del messaggio e sulla capacità di stare in mezzo alla gente. L’ho già avvertito più volte in questi cinque anni e ancor più durante le primarie: i cittadini esprimono un fortissimo desiderio di essere quanto meno ascoltati. Poi, certo, dovremo chiudere rapidamente sul programma, per poterlo comunicare al meglio. E poi vedo indispensabile un passaggio con le categorie economiche e sociali, per avere anche da loro una lista delle priorità.

Il centrodestra non ha ancora scelto il proprio candidato presidente. È una decisione che la lascia indifferente?

Ovviamente no, anzi. A prescindere dai nomi, spero comunque che si tratti di persone con cui confrontarsi in termini propositivi. E che la loro campagna elettorale non sia impostata solo sulla ricerca dei difetti altrui. Ai cittadini serve oggi una politica seria, non basata sulla denigrazione dell’avversario e sulla demogogia.

Di sicuro al centrodestra, in chiave di competizione al centro, avrebbe fatto più comodo la vittoria di Olivi.

Non lo so. Indipendentemente dal mio successo, sul voto moderato e di centro il Patt avrebbe comunque fatto la propria parte.

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