L'Unione cacciatori: «Permessi troppo costosi»

Il presidente Pizzini denuncia: colpa dell'ente gestore, cioè l'associazione concorrente


Serena Bressan


TRENTO. Terminata il mese scorso la stagione venatoria, è ora di tirare le somme per i cacciatori trentini. E così ha fatto ieri l'Unione Cacciatori del Trentino (Uct) che comprende oggi circa 450 soci, con l'assemblea annuale, tenutasi al Centro Valnigra di Villazzano. Iscritti aumentati di 40 unità, ma pur sempre un numero minoritario nel mare degli oltre 7500 cacciatori del territorio, iscritti all'Uct, all'Associazione Cacciatori Trentini (Act) o liberi battitori: un'associazione di minoranza che, però, ha la forza per dire la sua. La stagione appena conclusa è stata definita soddisfacente dai vertici dell'associazione, dopo il patatrac del 2009. «In realtà, è stata più negativa che positiva - ha precisato il presidente Enzo Pizzini -. Se da un lato si è rivelata buona per quanto concerne la caccia agli ungulati, dall'altro gli appassionati di beccacce sono stati penalizzati a causa delle ridotte assegnazioni». Una stagione venatoria che è stata macchiata da due tragici eventi. E così l'assemblea ha osservato un minuto di silenzio per ricordare le morti di Samuele Torresani di Tassullo e di Graziano Tardivo di Brentonico. «La prudenza non è mai troppa, perché un cacciatore può essere pericoloso per sé e per gli altri - ha precisato Pizzini -. Occorre tener conto di come l'età media dei cacciatori si stia alzando: la maggior parte ha oltre sessant'anni». I giovani tendono a non iscriversi, anche a causa degli elevati costi dei permessi di caccia. «In Trentino una legge provinciale ha stabilito che l'Act sia l'ente gestore della caccia sul territorio provinciale, in quanto associazione maggioritaria nel settore - ha continuato il presidente dell'Unione Cacciatori -. Questa situazione determina che i permessi di caccia costino quasi quattro volte di più rispetto ad altre regioni: si va da una media di 500 euro fino a punte di 1000 euro». Un'anomalia nel panorama italiano, dato che ovunque la gestione viene portata avanti dall'ente pubblico. «Il termine di questa stagione di caccia è coinciso con il celebrarsi del primo anno di presidenza dell'ente gestore di Giampaolo Sassudelli - ha spiegato il segretario Roberto Dapor -. Una presidenza fatta di promesse e di poco dialogo, poiché non si è riusciti a mettersi d'accordo nemmeno sulla modifica del modulo di richiesta del permesso». I dissensi sull'attività gestionale continuano tra le due associazioni di categoria. Dissensi, ma anche proposte da parte dell'Uct. Come la modifica degli articoli 14 e 15 della Legge provinciale sulla caccia 24/91. «Riguardano il diritto attivo e passivo nell'elezione dei direttivi delle sezioni comunali, perché vogliamo essere rappresentati - ha concluso Pizzini -. E proporremo anche a Dellai di apporre una deroga alle disposizioni normative in vigore per ampliare la caccia alla migratoria».

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