L’Udc vuole un posto al Senato

Tarolli: «Pari dignità con gli alleati». E Sel minaccia: «Nostri candidati se il Pd cede al ricatto di Dellai»


di Chiara Bert


TRENTO. Reduce da un incontro romano con Pierferdinando Casini, il segretario trentino dell’Udc Ivo Tarolli veste i panni del pontiere ma mette anche sul tavolo alcune condizioni all’alleato Lorenzo Dellai. Sì alla trattativa con il Pd per un accordo al Senato che salvaguardi la coalizione di governo provinciale, ma pari dignità per tutte le sue componenti. «La rappresentanza parlamentare - avverte Tarolli - è un traguardo che dev’essere raggiungibile per tutte le forze politiche, se lo è per il Patt deve esserlo anche per noi. Tutti devono avere diritto a un rappresentante in parlamento, che sia alla Camera o al Senato». Tradotto: se domani - come tutto lascia prevedere - sarà siglata l’intesa sui collegi del Senato - l’Udc vuole partecipare alla «spartizione» dei posti. Che però sono solo tre: Trento (con le valli di Non e Sole), Rovereto (Vallagarina e Giudicarie), Valsugana (con Fiemme e Fassa).

«A Casini ho illustrato la particolarità della situazione trentina - spiega Tarolli - è chiaro che l’Udc non è organica al centrosinistra e quindi anche un accordo sul piano locale se è per salvaguardare la coalizione provinciale è un conto, ma non potrà vincolare gli eletti a votare un governo di centrosinistra. E poi occorre discutere su come distribuire i collegi, la richiesta del Patt di avere un proprio candidato diventa difficile visto che oggi si ritrova con tre padrone, la Svp, Dellai e il Pd».

Al tempo stesso Tarolli media però rispetto alle posizioni rigide di Udc e Fli dell’Alto Adige, che si sono già detti contrari a «inciuci» con il Pd. Futuro e Libertà non è disponibile «a desistenze o accordi», ha detto il consigliere provinciale Alessandro Urzì, «in Trentino Alto-Adige c’è il rischio di un riciclaggio della sinistra, anche di quella a suo tempo democristiana, attorno alla lista Monti, il che non farebbe sicuramente piacere in primo luogo a Monti stesso».

Ma a remare contro un accordo al Senato non ci sono solo le due forze centriste. Ad aprire un fronte polemico, questa volta per il Pd, è Sel: «Dellai con Monti e con il Pd al Senato? Noi non ci stiamo», mette in chiaro l’assemblea provinciale. «Avevamo deciso responsabilmente di non presentare nostri candidati, pronti al convinto sostegno di candidati espressione del Partito Democratico. Qualora, però, il Pd trentino dovesse cedere al ricatto dellaiano, consentendo ad un sostenitore di Monti di avere una via preferenziale per il parlamento, ci vedremo costretti a ridiscutere tale posizione e valutare se non sia necessario presentare un’autonoma candidatura nel collegio senatoriale in cui si candiderà Dellai (o un suo fido scudiero Upt), per dare all’elettore di centrosinistra la possibilità di votare un rappresentante della coalizione che voglia il superamento di Monti e della sua politica di solo rigore e di nessuna equità». «Siamo fiduciosi che il Pd non cederà a ricatti del tipo “se non mi date lo scranno a roma, faccio cadere la giunta Trento”, richiesta inaccettabile che trova la contrarietà netta di Sel e, ne siamo convinti, di molto popolo della sinistra».

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