TRENTO

«L’ospedale? Impossibile raggiungerlo in autobus»

A febbraio Trentino trasporti ha riorganizzato il servizio delle linee “1” e “2” L’Anteas protesta: «Da quel momento il Santa Chiara è diventato inaccessibile»


di Luca Pianesi


TRENTO. «Sono anziana e per fortuna cammino, ma raggiungere gli ospedali di Trento è diventata un’impresa impossibile. Da quando hanno cambiato i percorsi dell’autobus numero 1 e del numero 2 ci sono porzioni di città isolate e i cittadini non riescono più a raggiungere agevolmente il Santa Chiara e il San Camillo. Diciamo che da 40 anni a questa parte una porcheria del genere non l’avevo mai vista in una città efficiente come Trento. Sono esasperata e come me tanti anziani e persone in difficoltà che si devono servire dei servizi pubblici per spostarsi». A parlare è Rosaria Calabrese una gentile signora che abita in Corso degli Alpini, a Trento, che dopo mesi di fatiche e di viaggi problematici verso l’ospedale ha deciso di rivolgersi al Trentino per manifestare la sua indignazione verso un servizio trasporti, a suo dire, sempre più lontano dai cittadini da quando, dal 2 febbraio, Trentino Trasporti Esercizio ha provveduto alla riorganizzazione delle linee del trasporto pubblico urbano. In questo modo le linee 1 e 4 sono state praticamente unificate e la nuova linea, denominata 4, bidirezionale, con frequenza ogni 15 minuti, da Gardolo arriva fino a Madonna Bianca senza passare più, come faceva il vecchio 1, dall’ospedale. Il nuovo 1, invece, dall’ospedale prende la direzione per Sopramonte lasciando scoperta l’area della Vela e quella dove abita la signora Rosaria. Un problema ravvisato anche dall’Anteas (l’associazione nazionale tutte le età attive per la solidarietà del Trentino) e dal suo presidente Claudio Depaoli.

«Nella prossima settimana lanceremo una raccolta firme - racconta il presidente dell’Anteas - proprio per chiedere all’azienda di trasporto pubblico di ripristinare i vecchi percorsi dell’1 e del 2. Perché se è vero che il 2 arriva all’ospedale è anche vero che la cadenza delle corse è molto ridotta rispetto al precedente piano dei trasporti. Anche noi come associazione abbiamo ricevuto moltissime lamentele soprattutto dalle zone di Piedicastello, della Vela e di Roncafort. Ma più in generale la popolazione della città è stata colpita da questo nuovo assetto delle linee perché se prima ogni punto della città era “coperto” dall’1 e dal 2 che arrivavano fino al Santa Chiara e al San Camillo oggi non è più così e quindi in molti sono costretti a prendere un taxi. Una cosa che per chi non ha grandi disponibilità economiche può gravare e non poco sui bilanci familiari».

«Per arrivare al San Camillo - completa la signora Calabrese - qualche giorno fa io e un’altra signora che aveva problemi a camminare siamo dovute scendere davanti ai Carabinieri. E da lì siamo andate a piedi. L’ho dovuta accompagnare piano, piano ma non è possibile che un cittadino, già in difficoltà, sia costretto a fare così tanta fatica a raggiungere un servizio essenziale qual è l’ospedale. L’ospedale è un luogo sacro e per questo dovrebbe essere accessibile a tutti».













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