L’epopea dei ragazzi del ’36 Grande festa per gli ottanta

Domenica 30 ottobre si troveranno all’hotel Everest. Iscrizioni ancora aperte L’organizzatore Sergio Filippi: «La mia vita, da ex spiazarol a pensionato»


di Luca Marognoli


TRENTO. I “ragazzi del ’36” sono tornati. Dopo la festa per i 50, i 60, i 70 e i 75, domenica 30 ottobre l’infaticabile organizzatore Sergio Filippi li chiamerà nuovamente a raccolta per celebrare insieme gli ottant’anni. Li attende la consueta messa in Cristo Re e l’immancabile pranzo all’hotel Everest. Tutti sono invitati, purché coscritti e non solo di Trento, ammicca Filippi ricordando che il posto ci sarebbe anche per il Papa e Berlusconi. Basta iscriversi, entro domenica 23, telefonando alla reception (0461-825300) mentre la quota di 38 euro sarà incassata il giorno dell’evento.

Filippi è uno che fa le cose per bene e che ci tiene: spirito goliardico, per i 70 aveva anche fatto stampare dei volantini in cui campeggiava una sua immagine con cappello da alpino e la scritta “Se... tanta”. Vent’anni fa era riuscito a procurarsi anche l’elenco dei coscritti di Trento e dintorni, che però non ha più potuto aggiornare a causa della rigorosissima legge sulla privacy. «Eravamo 952 nel 1996; oggi metti che la metà non ci siano più, ma ne restano comunque cinquecento». Tra loro alcuni “vip” nostrani: «L’avvocato a Beccara, l’onorevole Pisoni, l’editore Reverdito, padre Armando, il custode del cimitero, che celebrerà anche la messa, e l’onorevole Andreolli». Ci sarà anche un omaggio: un segnalibro dorato (Filippi aveva pensato anche a uno sponsor, una nota marca di patatine che compie 80 anni, ma alla fine non se n’è fatto nulla) a forma di rosone con otto petali, uno per ognuno dei decenni passati. Con un commento in calce: «Questo serve per segnare le pagine del tuo libro. Quelle pagine che un giorno lontano non sei riuscito a finire». Lui, Sergio, le pagine del suo libro, le ricorda così.

1936-1946. «C’era la guerra. Ricordo come fosse ieri il bombardamento del 2 settembre ’43. In casa eravamo in nove e abitavamo nel rione Bondone, un gruppo di case vicino alla stazione per la funivia di Sardagna, che oggi non c’è più. Ci salvammo tutti, per miracolo. Mia madre Albina era a casa a fare la polenta e disse a me e due sorelle di rifugiarci sul Doss Trento, nella galleria degli alpini. Mio papà Giuseppe, ex Kaiserjäger, era fuori dall’osteria a guardare gli aeroplani con il binocolo; il titolare, papà dell’avvocato Stenico, era grande e grosso e fece da scudo: si prese tutte le schegge lui (finì all’ospedale ma sopravvisse). Un’altra sorella tornava dal lavoro alla pellicceria Bonfioli e passò sul ponte un attimo prima che crollasse: lo spostamento d’aria la sbattè contro l’edicola».

1947-1956. «Andavo a scuola, alle Verdi: ero un asen, avevo disturbi di apprendimento si direbbe oggi, ma soprattutto mi piaceva far spiazarolade».

1957-1966. «A Lases, dove eravamo sfollati, iniziai ad aiutare mio padre nella sua officina: facevamo carri e ferravamo boi e cavai. Poi mi sposai con Mariangela, conosciuta alle camminate della Sosat».

1967-1976. «Andai militare negli alpini a Brunico e Monguelfo».

1977-1986. «Gli anni della famiglia: avemmo tre figli. Nell’84 aprii anche un negozio in Clarina, il “Cartacolor”: feci una reclame in dialetto trentino su Rtt con Fabio Lucchi».

1987-1996. «Dopo una parentesi da ufficiale giudiziario, la fortuna girò dalla nostra parte: mia moglie ereditò una villa a Piedicastello, che ci risollevò».

1997-2006. «Da capogruppo degli alpini, mi battei per ottenere la sede di via Fermi, su un terreno ex proprietà Fiat comprato dal Comune».

2007-2016. «Mi godo questi 500 euro di pensione. E organizzo feste dei coscritti...».













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