L’arte dei graffiti si è impadronita dei “barchi” di Imer

Gianluigi Zeni e Nicola Degiampietro hanno realizzato le loro opere sui fienili e i ricoveri per gli attrezzi nei campi


di MariaCristina Bettega


IMER. Quando si parla di graffiti, si pensa alle grandi città dalle grigie mura che diventano tavole ideali su cui gli artisti di strada danno sfogo alla creatività. Imer, è lontano dai modelli urbani, qui la cementificazione non è così impattante ma il graffitismo sta prendendo campo, e ad essere trasformate in vere opere d’arte sono fienili e rimesse per gli attrezzi: i barchi.

Arte moderna e “barchi”, un mix brillante come i due giovani artisti locali Gianluigi Zeni e Nicola Degiampietro che, appassionati di steet art, hanno dato il via alla “Street Barch”, raccontando il territorio in chiave diversa e originale. A sostenere questo nuovo movimento artistico c’è anche il Comune di Imer, che intende sviluppare un percorso itinerante in località “Giare” dove si trovano i numerosi “barchi”. Le loro pareti in legno sono la materia prima da cui tutto ha origine e su cui i due giovani ragazzi possono sviluppare le idee e dare forma a storie ricche di significato. Le linee guida del soggetto rappresentato vengono proiettate e tracciate sul legno, poi con la smerigliatrice lo si gratta purificandolo e creando dei chiaroscuri, certe parti della figura vengono rimarcate con del colore nero o bruciate per donare tridimensionalità. È bandito il colore chimico, si usano solo prodotti naturali, nulla quindi che la possa nuocere o inquinare. Al momento sono quattro i “barchi” decorati ma, a detta degli artisti, molti proprietari hanno già manifestato interesse per la “Street Barch” invitandoli a “graffiare” anche i loro fienili.

La prima opera di Gianluigi e Nicola è del 2016 e ritrae un bambino rannicchiato su se stesso, si tratta della purificazione della materia: l’arte in Primiero, che nonostante si trovi in un contesto piccolo e ristretto, è viva e fiorente. A qualche metro di distanza, sulla parete di un altro “barch” sono invece raffigurate come tre salmonidi Le Pale di San Martino, l’opera rende omaggio alla barriera corallina da cui le Pale hanno preso origine ed alle Dolomiti, patrimonio Unesco. Sotto i pesci, una curiosa lamiera: è la scatola di sardine espressione di come la montagna sia oggetto di un turismo massificato, venduta già pronta e confezionata a turisti “mordi e fuggi”. Sembra materializzarsi da un momento all’altro il volto di Shining espressione di tutte le bizzarrie del mondo, compresa la “Steet Bach”. La fantasia di Gianluigi, figlio d’arte e scultore di professione e di Nicola insegnante di discipline plastiche, non ha limiti e qualche settimana fa ha dato vita alla mosca gigante. L’insetto tridimensionale posto sulla parete di un fienile non lontano dalla discarica, è talmente perfetto da sembrare vero e così anche la mosca tanto fastidiosa quanto utile per l’ecosistema, ottiene la sua rivincita. Nelle “Giare” i “barchi” non mancano, la fantasia galoppa nei giovani artisti, il Comune acconsente ed a questo punto non ci resta che aspettare la prossima opera, nuova metafora della triade Uomo-Natura-Arte.













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