Kezich: «Befana, tradizione  poco sentita in Trentino» 

La tradizione. In provincia ha meno appeal rispetto ad altre feste come San Nicolò o Santa Lucia Si festeggia semmai l’arrivo dei re Magi. L’antropologo: «È estranea al nostro sentire comune» 


DANIELE ERLER


Trento. «La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte». Ma non in Trentino: dove questa tradizione è meno sentita e meno condivisa. Lo si scopre girando nei negozi. «Non è una nostra tradizione. Se qualcuno è interessato a un acquisto significa che è un turista», spiega Federica, 20 anni, una delle collaboratrici della “Casa del caffè” a Trento. Alla “Casa del cioccolato”, Maria Elena Branciforti è la titolare con la famiglia e conferma che «qualche interesse c’è stato, ma più che altro per scambio di regalini tra adulti. Le calze non vanno a ruba». Abbiamo dunque chiesto a Giovanni Kezich, antropologo e direttore del Museo degli usi e costumi della gente trentina, se la sensazione dei commercianti è corretta.

Kezich, ma è vero che la Befana non è di casa in Trentino?

L’argomento è complesso e generalizzare è pericoloso. Però effettivamente la Befana è un po’ estranea al sentire comune trentino. Non è facile dare una spiegazione precisa sul motivo: servirebbero degli studi specifici. Anche perché ci sono luoghi, come l’altopiano di Asiago, che sono contigui al Trentino e lì la befana è un punto di riferimento importantissimo.

In Trentino invece?

L’Epifania qui è tradizionalmente popolata dalle stelle e dagli stellari. Succede per esempio in val di Fassa e val di Fiemme, in val dei Mocheni e a Faedo, fra la Rotaliana e la val di Cembra. La manifestazione dell’Epifania ha dunque a che fare con i re Magi, che possono essere presenti, come succede in val di Fassa e a Faedo. Oppure assenti, come in val dei Mocheni, dove però vengono evocati attraverso una canzone delle stelle. Dunque l’Epifania esiste. Ma è legata tradizionalmente a questo mito, mentre la Befana stenta a prendere corpo.

C’è una possibile spiegazione?

Un’ipotesi può essere che in Trentino ci fosse già la presenza di altre feste “satelliti” al Natale. Come sappiamo, San Nicolò e Santa Lucia si contendono il Trentino. Sono quelli i momenti in cui storicamente venivano consegnati i doni: lo scambio di regali a Natale è un’evoluzione molto recente, direi novecentesca.

E in passato non si potevano certo fare troppi doni.

Ogni comunità ne ha una quantità limitata. Ma non è tanto un discorso di ricchezza materiale. È una questione morale: la disponibilità a mettere in scena questo rito. Perché lo scambio dei doni in passato era esattamente questo: un rito.

Però ci sono paesi trentini dove la Befana si festeggia. Si sono appropriati di una tradizione che non è autentica?

No, questo non lo direi. L’idea che mi sono fatto è che queste feste e questi riti, nel tempo, vadano a zonzo nel calendario un po’ a caso, quasi stessero giocando a mosca cieca. Faccio fatica a bollare una tradizione come inautentica: se ci sono comunità che la festeggiano, significa che la sentono come parte della loro tradizione. Bisognerebbe pensare di mappare tutto il territorio, paese per paese, per capirne meglio i motivi. Sarebbe una ricerca interessante. Mi avete dato un’idea.













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