Itas campione, la grande favola di Jack Sintini

L'alzatore uomo simbolo della vittoria: "Poco più di un anno fa ero in un letto d'ospedale senza capelli"


di Nicola Baldo


TRENTO. Mancava solo il gran finale, l'happy end. Perché la storia, la vita, di Giacomo Sintini adesso è davvero una gran bella favola. Dal finale tricolore. «La vita è davvero bellissima, è stupenda – esordisce un Jack Sintini al settimo cielo – ancora non mi rendo conto che tutto questo sta succedendo davvero». Invece sì. Invece la favola è realtà. Da un anno di inattività per un tumore al sistema linfatico allo scudetto, con tanto di premio di Mvp della partita fra le mani. «Spesso nei giorni scorsi ho pensato a quello che ho passato – prosegue – quando ero senza capelli e senza forze in un letto d'ospedale, adesso invece sono qui con questo gruppo di ragazzi meravigliosi. L'unica cosa che posso dire è un messaggio alle persone che si ammalano: lo so che adesso vi sembra impossibile, ma continuate a crederci ed a lottare, perché il sole prima o poi torna sempre a splendere». Adesso manca solo uno sceneggiatore ed un regista, perché la storia di Giacomo detto Jack è davvero qualcosa di unico da raccontare. Il suo sorriso si perde in mezzo a quello di tutti i compagni, di tutto il palasport, ma i suoi occhi lucidi che hanno vinto ben altre partite sono la fotografia migliore di questa vittoria.

Tante storie nella storia del terzo scudetto, anche Matteo Burgsthaler da Villazzano ha la sua da scrivere. «Volevo con forza questa vittoria – dice – ottenerla così, soffrendo, in casa, davanti al tuo pubblico, è qualcosa di pazzesco. Si possono vincere mille Mondiali per club, ma lo scudetto ha sempre un sapore diverso». Doppia dedica speciale per Matey Kaziyski ed Osmany Juantorena. «Questa vittoria è per Victoria, la mia bambina – dice l'italo-cubano – questo è sicuramente lo scudetto più bello, perché vinto qui, in casa, davanti alla nostra gente. Jack è davvero un giocatore fantastico, è lui il giustissimo Mvp di questa partita». «Dedico questa vittoria a mio nonno, se fosse ancora qui con me sarebbe la persona più felice per questa vittoria – aggiunge il martello bulgaro – è stata una partita davvero difficilissima, è servita tanta pazienza e tanta voglia, Piacenza non ha mai mollato». L'invasione di campo dura parecchio, poi tutti in Piazza Duomo per la festa ed ora si attende solo la festa di fine stagione, oggi o domani. «Ottenere questo scudetto così è ancora più dolce – commenta Mitar Djuric, al primo scudetto italiano – vincere dopo una partita così tirata e combattuta è il giusto premio al grande lavoro che abbiamo fatto quest'anno, giorno dopo giorno. Abbiamo lavorato davvero tantissimo e non abbiamo mai mollato, mai». Ed ora festa prima dell'estate, prima di ritrovarsi ad ottobre in Supercoppa Italiana contro Macerata.













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