levico terme

«Intitolate a Giorgio Almirante una via di Levico Terme»

La richiesta inviata al Comune dall’ex consigliere provinciale Claudio Taverna Libardi: «Si valuti la sua statura politica». Bertoldi: «Idea già bocciata in passato»


di Franco Zadra


LEVICO TERME. Intitolare una via a Giorgio Almirante è la richiesta pervenuta i primi di ottobre al sindaco da parte di Claudio Taverna, deputato alla Camera fino al ‘91, in veste di presidente dell’Associazione Trentino Libero. Una richiesta legittimata dal fatto che il politico italiano, morto a Roma il 22 maggio 1988, «aveva eletto – ricordano i proponenti - fin dagli anni Sessanta la residenza estiva nella città di Levico Terme, dove tuttora la sua famiglia trascorre le vacanze, non per chiudersi in un isolato riposo, bensì per ritemprarsi dalle fatiche della politica con il contatto genuino con la gente trentina, semplice e schietta come lui».

La vedova di Almirante, conosciuta in paese come “donna Assunta”, attesa tutte le estati e graditissima ospite di bottegai e vecchi conoscenti dello storico segretario del Msi-Dn, ancora mantiene una villa che domina Levico dall’alto. L’attuale gestore del Bar Caminetto, dove, come ricordano i proponenti l’intitolazione, «frequentemente si fermava a parlare», offrendo a tutti «la sua più disinteressata disponibilità», non ha un’opinione sulla faccenda. «Conservo però alcune foto – dice Roberto Dalpozzo - di quando Almirante frequentava questo bar». Un avventore approfitta per una battuta: «Via Almirante per il bar Caminetto suonerebbe meglio di via Dante».

Anche se la gente sembra prenderlo come un argomento “leggero”, pochi sono quelli che prevedono un iter incontrastato per la richiesta di Taverna. C’è, anzi, da preventivare qualche scintilla in occasione del confronto a livello toponomastico che avverrà prossimamente. «È stato un grande uomo – dice Andrea Osler, candidato sindaco della civica Epicentro alle ultime comunali – e non vedo nulla di male a intitolargli una via. Ma non mi darebbe fastidio nemmeno abitare in via Enrico Berlinguer». «Non sono questi i problemi più urgenti oggi – dice Cristian Libardi, esponente storico del centrodestra levicense -. Ma vedo questa richiesta come un’opportunità da valutare bene, per ricordare un uomo politico, la sua statura, come non ce ne sono più. Per Levico sarebbe anche un gesto di riconoscenza per le 9 ore filate nelle quali Almirante sostenne un intervento a difesa delle minoranze linguistiche e del Trentino. Senza rivangare il passato, vorrei ricordarlo da “uomo politico”, e in questo senso dovrebbe andare anche una valutazione politica dell’opportunità di intitolargli una via. Allo stesso modo non vedo perché non dovrebbe essere valutata anche l'opportunità di intitolarne una ad Enrico Berlinguer».

«Una proposta – dice Gianmaria Bertoldi, storico responente della sinistra levicense – che era già stata avanzata a suo tempo da donna Assunta, ma che l’amministrazione di Loredana Fontana aveva rigettato a maggioranza». «Almirante – continua Bertoldi – era un signore distinto che non ha mai dato fastidio a nessuno, ma è stato anche un fucilatore, quando era comandante delle Brigate Nere, e non mi pare proprio il caso di intitolargli una via. Piuttosto ci sarebbe mio zio, Giuseppe Bertoldi, morto nei campi di concentramento e onorato in Francia per aver combattuto per la resistenza sotto il generale De Gaulle. A Reims, in una specie di pantheon degli eroi, c’è una lapide con il suo nome». La memoria di Joseph Bertoldi si può trovare in rete con la citazione «Disparu en déportation».













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