«Internet senza fili, troppi ritardi»

Franceschini (Pd): «Zone ancora scoperte, il Comune spende dove non serve»


Chiara Bert


TRENTO. «L'accesso a internet dev'essere un diritto per tutti i cittadini. Perché certe zone della città sono ancora scoperte? E perché il Comune spende risorse per zone già servite?». Il consigliere Marco Franceschini (Pd) torna all'attacco sul tema della rete wireless con una nuova interrogazione. E non risparmia critiche all'amministrazione sugli impegni finora disattesi.

In consiglio comunale Franceschini ha fatto dell'accesso alla rete e della partecipazione due delle sue battaglie. Portate avanti con una serie di atti. La prima interrogazione è del 14 settembre 2009 e riguardava l'estensione dell'accesso veloce a internet in tutti i sobborghi del Comune di Trento.

Sono passati più di due anni, nel frattempo il consiglio ha approvato una delibera (gennaio 2010) e un ordine del giorno (dicembre 2010) che prevedeva lo studio di un incentivo una tantum ai cittadini delle zone scoperte dalla banda larga per l'attivamzione della linea Adsl».

Impegni assunti dalla giunta di fronte all'aula di palazzo Thun ma - lamenta oggi Franceschini - «finora rimasti lettera morta». Il consigliere del Pd chiede in particolare che cosa abbia fatto fino a oggi l'amministrazione per riconoscere un incentivo per la linea Adsl ai cittadini residenti in zone non coperte dalla banda larga (Vigo Meano, Villamontagna, Tavernaro, Cortesano, Montevaccino, Roncafort, alcune aree di Spini di Gardolo) e che passi siano stati fatti per promuovere l'estensione della connessione veloce a internet attraverso Trentino Network, società interamente pubblica che già gestisce la rete pubblica della Provincia WiNet.

Il consigliere punta poi l'attenzione sui costi, questione non di poco conto in tempi di tagli al bilancio di palazzo Thun. Nell'interrogazione si chiede di sapere «come si spiega che il Comune impieghi 150 mila euro in 4 anni per zone della città che sono servite anche da reti wireless private e gratuite, oltre ad essere servite perfettamente dai servizi privati a pagamento delle reti 3G». «Anche perché - nota il consigliere - in città esistono varie reti wireless che si sovrappongono e duplicano l'offerta di servizi (Wilma, WiNet, Luna)». «Tra cittadini di territori diversi c'è una forte disparità di trattamento», rileva Franceschini, «e l'amministrazione deve spiegare il fatto che dal 1º gennaio si pagherà un soggetto per gestire la rete Wilma, quando lo stesso servizio era offerto fino a pochi giorni prima senza oneri per il Comune».













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