pediatria

Influenza: «Famiglie disperate»

Febbre alta anche per una settimana, tosse squassante e farmaci inefficaci. E c’è chi in un mese si è ammalato già tre volte


Luca Marsilli


TRENTO. Forme diverse, tanto che ci sono bambini che nel giro di un mese si sono ammalati già tre volte. Influenza stagionale e sindromi parainfluenzali. Con una caratteristica in comune: sono violente come raramente si sono viste per i sintomi, soprattutto febbre alta e tosse squassante, e resistenti ai farmaci tradizionali. Nel senso che gli antipiretici risultano del tutto inefficaci nell’abbattere la febbre, così come l’aerosol non aiuta nel contrastare la tosse. «Ci aspettavamo - dice Lorena Filippi, rappresentante dei pediatri nell’Ordine dei Medici di Trento - una epidemia importante, finite le restrizioni legate al Covid, ma non ci aspettavamo una cosa del genere. Abbiamo le sale di aspetto costantemente piene e richieste di aiuto continue. Genitori spaventati da sintomi particolarmente gravi e che nemmeno il ricorso ai farmaci permette di attenuare. Famiglie stremate per le recidive: ho in cura bambini che sono alla terza malattia in meno di un mese. Rispetto agli ultimi anni pre Covid, penso di poter dire che l’epidemia ha dimensioni almeno triple nel numero di casi e che è arrivata in tempi straordinariamente precoci. Siamo solo all’inizio di dicembre: possiamo immaginare che ci accompagni anche per i prossimi due mesi. Una prospettiva tutt’altro che incoraggiante».

Se i farmaci sono inefficaci, come ci si cura e si curano i bambini?

«Gli antipiretici si usano comunque per il loro effetto lenitivo degli altri sintomi, come il mal di testa e il malessere generale. Non hanno effetto sulla febbre ma un po’ il quadro complessivo lo migliorano. Per il resto non c’è che stare a letto, al caldo e bere molto: spremute, tè, infusi. Avendo molta attenzione le far bere molto anche i bambini, che tendono a non farlo e rischiano la disidratazione. È normale che la febbre, molto alta, anche fino a 41 nelle prime 48 ore, duri anche una settimana, sempre restando sopra i 38,5. E che sia accompagnata da sintomi molto pesanti a carico delle vie aeree: tossi spossanti e squassanti. Durante la fase acuta al letto non ci sono alternative nemmeno volendo, ma io consiglierei almeno 3 o 4 giorni di riposo assoluto una volta sfebbrati, per riprendersi un po’ e anche per dare modo al sistema immunitario di assestarsi. Vedo molti casi di ricadure, con ritonro della febbre, entro 5 o 6 giorni dalla guarigione: sono forme diverse, anche se simili negli effetti, che si avvantaggiano di un fisico debilitato dalla malattia precedente. Una adeguata convalescenza potrebbe evitarlo».

Viene da chiedersi, visto come sta succedendo, se misure di profilassi “stile Covid” non potrebbero essere di aiuto sempre.

«Ho genitori che decidono di mandare a scuola o sull’autobus i figli con la mascherina, dopo avere pagato lo scotto della malattia. Io dico che male non fanno. Come mi sentirei di suggerire di tornare a usare mascherina e disinfezione delle mani quando si frequentano luoghi molto affollati, come supermercati e centri commerciali. Luoghi che se possibile, comunque, andrebbero proprio evitati. La mascherina protegge chi la indossa ma gli evita anche di contagiare altri. Ormai lo abbiamo imparato: penso che faremmo tutti bene a ricordarcene».

Mentre per gli anziani e i fragili è ormai una prassi consolidata, la vaccinazione antifluenzale per i bambini non è molto diffusa. Lei nota differenze tra vaccinati e non? In altre parole, il vaccino è efficace?

«Tra i bambini vaccinati malattie acute non ne vedo: non vedo i 40 di febbre né una settimana prima di sfebbrare. Quindi sì, il vaccino è efficace. E abbiamo gli ambulatori pieni di genitori che ora corrono a far vaccinare i figli, dopo avere visto gli effetti su altri bambini. Il mio consiglio è di farlo, il vaccino. Per la forma violentissima della malattia e poi perché come ogni influenza ha una percentuale di complicanze respiratorie gravi. In questo il virus di quest’anno non è peggiore di quelli del passato, ma nemmeno migliore. E se si ammala il triplo delle persone, ci sarà anche il triplo di polmoniti o altre complicazioni gravi dell’influenza.

 













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