Influenza, 20 mila malati sotto le feste 

Il Trentino si piazza al secondo posto nazionale con 22 casi su mille abitanti. Raggiunto il picco stagionale


di Luca Marognoli


TRENTO. Diecimila trentini a letto con l’influenza l’ultima settimana del 2017, circa il doppio - secondo una stima - nel periodo delle festività. Il picco stagionale è stato raggiunto proprio nei giorni scorsi e la provincia di Trento figura al secondo posto nazionale fra le regioni più colpite, con 22,02 casi ogni mille abitanti, preceduta solo dalla Basilicata, a quota 34,89. Seguono Calabria (21,57), Marche (16,87), Liguria (14,97) e Piemonte (14,48).

In tutta la Penisola, sono 673 mila gli italiani colpiti dal virusinfluenzale nella settimana dal 25 al 31 dicembre, l’ultima resa disponibile dal Rapporto epidemiologico InfluNet, che presenta i risultati nazionali e regionali relativi alla sorveglianza epidemiologica delle sindromi influenzali, elaborati dal Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità. Netto l’incremento del numero di diagnosi rispetto ai 7 giorni precedenti (438.800) in tutte le fasce di età. Dall'inizio della sorveglianza (a metà ottobre), sono stati registrati nel nostro Paese 2.168.500 casi di influenza.

Il livello di incidenza è pari a 11,11 casi per mille assistiti. La fascia di età maggiormente colpita è quella dei bambini al di sotto dei cinque anni, in cui si osserva un’incidenza pari a circa 29,2 casi per mille assistiti, e quella tra 5 e 14 anni, pari a 19,0. Un brusco aumento anche negli anziani, con un’incidenza pari a 6,3 casi per mille assistiti.

Valter Carraro, dirigente dell’Unità operativa di Igiene e sanità pubblica dell’Azienda sanitaria, premette che i dati trentini possono essere viziati dalla particolare solerzia dei medici nel comunicare i dati sulla piattaforma web: «La sottonotifica - spiega - nella nostra realtà è sempre stata ridotta».

È vero che a trasmettere il virus sono soprattutto i bimbi?

Inizia sempre colpendo i bambini più piccoli, perché hanno un’immunità naturale meno sviluppata. Sono la parte della popolazione che più contribuisce alla diffusione della malattia, che poi gradualmente viene trasmessa anche da altri. Sì, possiamo parlare di “piccoli untori”.

Chi si è vaccinato è veramente al sicuro?

La protezione non è assoluta, ma relativa: mediamente copre il 60-80% dei casi. Di anno in anno ci possono essere delle variazioni in termini di efficacia, ma è ancora presto per dare i dati di questa stagione.

L’efficacia del vaccino dipende anche dalla capacità predittiva di chi lo mette a punto…

Sì, il vaccino viene fatto con alcuni mesi di anticipo, mentre il virus notoriamente continua a cambiare: certi anni sono notevoli le percentuali di protezione, altri meno.

Quali i sintomi?

Esordio con febbre alta, mal di testa, comparsa di sintomi respiratori, in particolare tosse. Particolare attenzione va prestata da anziani e da chi ha problemi di salute.

La gravità?

Anche quest’anno, rispetto a novembre sono aumentate le ospedalizzazioni e c’è stato qualche caso grave anche in soggetti senza fattori di rischio. Siamo nella media degli ultimi anni.

Le precauzioni? I medici insistono sull’importanza di lavarsi spesso le mani.

Sì, per limitare la diffusione i malati devono avere pochi contatti sociali, lavarsi spesso le mani e proteggersi il viso quando tossiscono. Per chi è sano la misura più idonea è proprio quella di lavarsi le mani.

Ve ne sono altre?

Altre che però sono poco attuabili nel concreto, come evitare i luoghi affollati.

Abbiamo raggiunto il picco?

Sì, da questo momento in poi l’incidenza dovrebbe diminuire e a fine gennaio esaurirsi l’epidemia.

Siamo ai livelli degli anni scorsi?

Il picco cambia di anno in anno: questa è un’epidemia di medio-alta intensità. Ci sono circa 10 mila trentini a letto in una settimana e in tutto l’arco della stagione arriveremo al 10% della popolazione, quindi a 50 mila persone.

Cosa fare quando si è malati? Il riposo è sufficiente?

Quando le forme non sono complicate, la terapia è il riposo a letto e l’uso di farmaci sintomatici. Importante anche idratarsi bene e non assumere antibiotici: sono inefficaci e creano resistenze.

Il decorso?

Dai 5 ai 7 giorni.













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