il caso

Indagine in Procura sul Prg di Ala

Il procuratore capo Aldo Celentano vuole capire se ci siano stati “scambi di favori” nel complesso iter della variante


di Giuliano Lott


ALA. Il tormentato iter che ha portato all’approvazione della varianteal Prg di Ala, attraverso due successivi voti in consiglio comunale e la bocciatura da parte della Provincia per aver presentato il piano regolatore con un ritardo di tre soli giorni - tanto è bastato per entrare nel “semestre bianco” della giunta provinciale - è ora al vaglio della Procura della Repubblica di Rovereto.

Il procuratore capo Aldo Celentano, facendo seguito ad un discreto numero di esposti (almeno una decina, secondo le indiscrezioni) pervenuti in Procura da parte di cittadini alensi che ravvisavano il sospetto irregolarità, ha aperto un’indagine per capire se ci siano stati degli abusi volti a favorire qualche privato e se ci siano stati degli “scambi di favori”.

Al momento la Procura sta acquisendo la documentazione per poter leggere gli eventuali giochi sottesi nel complesso percorso burocratico sfociato poi in un nulla di fatto, poiché il Prg stilato dalla giunta di Luigino Peroni è stato cancellato e sarà compito della nuova giunta, quella di Claudio Soini, occuparsene. Tuttavia, dal punto di vista della magistratura, il fatto che eventuali “ingiusti profitti” non siano stati riscossi è dovuto a una serie di ragioni in cui il fato gioca un ruolo determinante. In altre parole, è solo un caso se il Prg non è diventato operativo, e eventuali accordi sottobanco non hanno portato i vantaggi promessi.

Per chiarire l’intricato cammino del piano regolatore alense bisogna tornare allo scorso autunno, quando la variante al Prg attesa da anni (dal 1998 per la precisione) venne approvata in seconda convocazione con una maggioranza non proprio oceanica: solo nove voti su 20 consiglieri. In quell’occasione però - era la fine di ottobre - l’assessore Enrico Brusco scoprì, «in ritardo» disse poi, di essere incompatibile con la la votazione poiché aveva interessi diretti nell’approvazione della variante.

Brusco si autodenunciò e il voto venne ripetuto l’11 novembre, con il risultato noto (la variante passò con 9 voti a favore), ma che venne annullato perché la data per le nuove elezioni provinciali era stata fissata al 10 maggio di quest’anno: un giorno di troppo per poter dare l’ok alla variante alense. Da questo meccanismo non lineare discende lo stop alla variante, non certo dalla volontà della giunta.

Sulla correttezza dell’operato della giunta Peroni una decina di cittadini avevano firmato altrettanti esposti, presentati in Procura. Ora il procuratore capo Celentano intende studiare bene la documentazione. Perché un conto è stabilire chi trae vantaggio dalla variante (basterebbe controllare chi ha ottenuto la trasformazione di propri terreni in edificabili), un altro è provarne il dolo, cioè la consapevolezza e la determinazione nel commettere un abuso.













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