Incidenti stradali: Ventenne muore in moto a Vezzano

Daniel Pedrotti era in sella alla sua Kawasaki Ninja quando, imboccando una curva, le ruote hanno perso aderenza e il ragazzo è volato contro il guard rail


Mara Deimichei


TRENTO. È bastata una frazione di secondo e la vita di un ragazzo di vent’anni si è spezzata. Era quasi mezzogiorno quando, sulla Gardesana, all’altezza del «Vecchio mulino» di Vezzano, Daniele Pedrotti è morto. Era in sella alla sua Kawasaki Ninja quando, imboccando una curva, le ruote hanno perso aderenza e il ragazzo è volato contro il guard rail.
Dopo pochi minuti era al pronto soccorso del Santa Chiara ma i tentativi di rianimazione sono stati inutili.

Il primo morto in moto di quest’anno, una tragedia della strada che ha portato il dolore più profondo nel cuore di Gino e Graziella, i suoi genitori. E che ha frastornato i tanti amici del ventenne che ieri sono andati in ospedale, increduli davanti alla morte di quel ragazzo sempre sorridente e così innamorato della vita. Purtroppo i traumi che aveva riportato nell’incidente erano troppo gravi e a nulla è servito l’intervento prima del rianimatore (portato a Vezzano dall’elisoccorso) e dei medici del reparto d’urgenza poi.

Sulla ricostruzione dell’esatta dinamica dell’incidente sono al lavoro di carabinieri di Vezzano, ma quello che è certo è che non ci sono altri mezzi coinvolti. Daniele era assieme ad un gruppo di amici per una gita in moto sotto il sole che progettava da tempo. Partiti dalla città, erano diretti verso il lago, ma il loro viaggio si è bruscamente interrotto. Il ragazzo ha perso il controllo della moto poco dopo il ristorante di Vezzano. Le cause? Difficile saperlo adesso, ma a provocare l’uscita di strada potrebbero esser stati una serie di elementi. Dalle gomme dure dopo mesi di inattività o quasi, all’asfalto ancora freddo e al ghiaino ricordo degli interventi contro la neve.

Il ragazzo guidava la fila degli amici ed è volato verso il guard rail. Non ha potuto fare nulla per fermare la sua corsa. Al pronto soccorso, già nel primo pomeriggio c’erano decine di amici che cercavano di farsi forza l’un l’altro. E poi c’erano i genitori. Daniele viveva in via Avisio a Gardolo assieme a papà Gino meccanico e capo officina della Provincia e mamma Graziella Mosna. Con loro c’era anche il nonno affezionatissimo a questo nipote tanto legato alla sua famiglia ma con tanta voglia di spiccare il volo. E da un mese aveva coronato il suo sogno: un posto fisso come meccanico.

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