In trentino i lavoratori drogati sono 5 mila

Per la maggior parte usano marijuana e hashish, raramente eroina. Il dato è emerso durante il convegno di Federserd a Riva del Garda


Robert Tosin


RIVA DEL GARDA. Il 2 per cento dei lavoratori fa uso di sostanze psicotrope. Ma il dato, secondo gli esperti, è errato per difetto. L'indagine a livello nazionale è appena agli inizi, ma queste cifre misurate su un campione significativo di dipendenti del Nord Italia è probabilmente omogeneo su tutto il territorio. Per il Trentino si tratterebbe di poco meno di 5 mila persone. A Riva si è aperto alla presenza del ministro Giovanardi il convegno «Consumi e dipendenze: mito, evidenze scientifiche, realtà organizzative» promosso da Federserd che si concluderà venerdì prossimo. Sono presenti anche osservatori americani che stanno studiando i modelli territoriali applicati in Italia per l'intervento sulle problematiche legate a tutti i tipi di dipendenza. E' anche l'occasione per mettere a confronto le applicazioni terapiche a quelle che vengono ritenute a tutti gli effetti delle patologie da curare. Lo ha detto lo stesso ministro: «Si parla giustamente sempre meno di repressione e punizioni e sempre più di cure e recupero. Se lo spacciatore va perseguito, chi soffre di dipendenza deve essere curato». E per fare questo il sistema italiano si basa moltissimo sulla rete territoriale e sull'intervento delle regioni, anche a fronte di risorse non sempre all'altezza. «Noi possiamo contare su un budget di 10 milioni di euro - ha detto il dirigente ministeriale Serpelloni - quindi è ovvio che sono le regioni, con le risorse a loro affidate, che devono intervenire». I dati nazionali spunteranno in questi giorni a mano a mano che si affronteranno le specifiche tematiche. Su realtà relativamente più nuove invece le ricerche sono ancora in corso. Tra queste c'è appunto quella che impone controlli sui dipendenti che svolgono mansioni particolari e nelle quali la perfetta efficienza psicofisica è garanzia di tutela per sé e per gli altri. Stiamo parlando per esempio di chi guida - tram, treni, camion, muletti, eccetera - ma anche di chi svolge mansioni di particolare responsabilità verso terzi. Da due anni l'accordo tra Stato e Regioni prevede appunto dei controlli di questo tipo. Ma c'è un problema di coordinamento perché molte realtà svolgono le verifiche senza però metterle "in rete". Sarebbe invece importante centralizzare la disponibilità dei dati per studiare i sistemi migliori di intervento. In ogni caso, l'indagine nazionale attualmente in corso, offre già qualche indicazione: nel Nord Italia il 2 per cento dei lavoratori controllati usa sostanze illegali. Per la maggioranza si tratta di marijuana e hashish (l'80 per cento), per un 50 per cento è cocaina, mentre l'eroina è presente solo nel 4 per cento dei casi. Spesso si incontrano usi combinati. Secondo gli esperti, però, questa è solo una piccola parte della realtà perché le visite e le analisi avvengono dopo congruo avviso e non "a sorpresa" come vorrebbe la legge. E molto spesso le aziende piccole non possono permettersi di sospendere o cambiare mansione al proprio dipendente per non subire danni economici anche considerevoli. E' appunto sul fronte della cultura, è stato detto ieri, che bisogna lavorare molto. La dipendenza dalle droghe è il principale problema di salute pubblica in Europa e Usa e il costo sociale in Italia vale lo 0,7 per cento del Pil.

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