In S. Caterina il parroco calciatore

Padre Gianni Landini: «Sarò il pastore di tutti ma non rinuncerò a giocare»


Paolo Mantovan


ROVERETO. La prima esclamazione che gli è sfuggita, affacciandosi oltre il chiostro dei frati, è stata: «Ma qui non c'è un campo da calcio?», seguita da una leggera smorfia, trattenuta, e da uno sguardo un po' perplesso verso la campagna e le viti. Perché padre Gianni Landini si affida completamente al Signore, ma se si può far correre un pallone sull'erba...

Verso una porta, ovviamente. Così le preghiere magari vengono meglio. Padre Gianni Landini è il nuovo parroco di Santa Caterina: è nato e cresciuto a Busto Arsizio e la vocazione l'ha scoperta una sera, incontrando un gruppo di giovani, mentre lui aveva in mente solo il pallone. La figurina Panini di Gianni Landini non la troverete, perché non è uno dei più famosi fratelli Landini (Spartaco e Fausto, che giocarono con Inter e Juve) ma è più o meno loro coetaneo. Classe 1948, Giovanni Landini giocò con la mitica Solbiatese in serie C. Ma erano anni particolari. Gianni Landini compie vent'anni nel 1968: vuole capire com'è fatto il mondo, deve fare la naja e capisce che la vita in un attimo può cambiare completamente, e poi ci sono figli dei fiori e contestatori, Antoine canta «se sei bello ti tirano le pietre», e Gianni vuole trovare un approdo, cerca qualcosa di solido. «Ero andato, più per curiosità, a delle riunioni di gruppi giovanili di partito. Dicevano che bisognava picchiare quelli di destra o quelli di sinistra. No, non faceva per me».

Gianni era in ricerca e all'improvviso viene folgorato da un gruppo di Comunione e Liberazione. Un incontro fortuito, una vita che cambia. E un sorriso e un'apertura al mondo, tipiche matrici del movimento di don Giussani, che gli restano stampati addosso. «Ma poi ho cambiato di nuovo rotta. Ho deciso di fare il frate». E a 28 anni un'altra curva secca nella vita, con il saio.

Padre Giovanni prega e poi fa il parroco. E a Casalpusterlengo, a metà strada fra Lodi e Piacenza, fonda una comunità terapeutica senza smettere di fare il parroco: «In comunità ci venivano i ragazzi del paese. Perché la comunità deve curare le proprie ferite, e non mandare lontani i ragazzi in difficoltà». E la comunità è cresciuta, ha recuperato tante vite. Anche Muccioli un giorno chiese a padre Gianni di pregare per lui: poco dopo vennero a galla accuse contro i metodi di Muccioli. Ma il mondo stava cambiando ancora: «Sì, i tossicodipendenti di allora non ci sono più, ora c'è lo sballo».

Ma padre Gianni si porta il mondo della campagna in città e si trasferisce a Milano, anche lì a fare il parroco. Prete di Padania. «Ma mia madre era di Vallarsa» ci dice. E Rovereto? «Spero di essere all'altezza. C'è qui anche padre Luca Santato, ci daremo una mano». Padre Gianni fa il modesto. Ma a Casalpusterlengo gli hanno dato un premio. E poi tante cose sono cambiate nella vita. Fuorché una, il pallone. Padre Gianni è stato per 30 anni il capitano della nazionale dei cappuccini.













Scuola & Ricerca

In primo piano