il concerto

In quattromila ad applaudire Stefano Bollani

Grande successo in Val Duron per il concerto in quota del noto artista jazz, nell'ambito dei Suoni delle Dolomiti



VAL DI FASSA. Poliedrico, esplosivo, istrionico, sorprendente, tanto da pensare che senza le montagne attorno la sua musica potrebbe rotolare e avventurarsi chissà dove. Eppure le montagne, bellissime, hanno accolto Stefano Bollani, la sua musica onnivora e il suo pianoforte adagiato in mezzo all'incantevole paesaggio alpino della Val Duròn in Val di Fassa.

In quattromila ad applaudire Stefano Bollani ai piedi del Catinaccio

Circa 4.000 spettatori oggi sui prati della Val Duròn, ai piedi del Catinaccio e del Sassolungo, per assistere al concerto del pianista Stefano Bollani, nell'ambito della rassegna 'I Suoni delle Dolomitì. Un concerto di due ore all'insegna di generi più diversi, dal jazz ai ritmi brasiliani, dalle reinterpretazioni di canti popolari e filastrocche, alle sigle televisive e alle musiche da film - LEGGI L'ARTICOLO

Lì nei pressi del rifugio Micheluzzi, è stato ospite del festival di musica in quota I Suoni delle Dolomiti esibendosi davanti a un pubblico di migliaia di ascoltatori - circa quattromila - che hanno potuto godere di un concerto di ben due ore di musica. E le note create da Bollani sono state davvero tante, così come tanti i generi percorsi con la sua consueta capacità di trasformare tutte le musiche nella sua musica, cogliendo e sciogliendo in pezzi nuovi ciò che il suo orecchio sente e la sua mente immagina.

Un talento raro che l'ha reso uno dei musicisti più amati e apprezzati. Anche oggi ha saputo alternare immersioni sonore pensose a tratti giocosi, coinvolgendo spesso il pubblico sin dal sound check quando ha dato fondo a una certa autoironia per finire nella raccolta delle richieste finali per il bis. Un musicista che sa interagire con gli ascoltatori e trasportarli nelle sue maree sonore già con l'iniziale motivo di Azzurro che si è via via trasformato in melodia pensosa e sognante, in sonorità circolare e progressiva sino a sciogliersi nelle note nostalgiche di "Summertime".

Dal jazz e dall'America profonda, Bollani si è spostato nei ritmi brasiliani con la bossa nova di Antonio Carlos Jobim. Anche questa però è ben presto diventata qualcos'altro. E forse è questo il tratto distintivo di una musica - quella di Bollani - che fornisce poche coordinate ma si trasforma in fiume in piena, in intuizione, in scarto e cambio di direzione. Un gioco continuo che chiede al pubblico di fare il proprio gioco riconoscendo i brani e le melodie.

Bollani canta pure e lo fa con "Arrivano gli alieni" mentre poi ironizza sulle traduzioni delle canzoni con il personaggio Duccio Vernacoli che ha trasposto in toscano alcuni dei maggiori successi internazionali e lui, in perfetto toscano regala estratti da Strangers in the night a I will survive, da My way a Pretty Woman fino a Let it be.

Dal talento onnivoro e poliedrico del pianista milanese scaturiscono anche brani e reinterpretazioni dei canti popolari e delle filastrocche e persino delle sigle di noti film, cartoni animati e serie televisive come Pinocchio o Ufo Robot.

Prima della fine - sempre premiato da un autentico mare di applausi - Bollani ha reinterpretato "Matilda" di Harry Belafonte che si è spenta nelle note di "Per Elisa" mentre il bis è stato un travolgente medley in cui sono confluiti senza soste Frank Zappa con Bobby Brown, Estate, senza dimenticare il tormentone di un fantomatico e inesistente brano dedicato a Giorgio del Lago Maggiore che ha fatto capolino a più riprese nel lungo pezzo finale. `













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