Imu congelata, l’allarme dei sindaci

In Trentino è di 13 milioni la stima della rata di giugno. Simoni: «Il governo pensi a come sostituire il mancato introito»


di Chiara Bert


TRENTO. In Trentino l’Imu sulla prima casa vale 25,5 milioni di euro (dato 2012). Questo significa che la prima rata di giugno, quella che il governo Letta ha «congelato» in attesa di ridefinire l’imposta, varrebbe dai 10 ai 13 milioni. Un «tesoretto» su cui, al momento, i Comuni non possono più contare. «Queste risorse le avevamo tutti inserite a bilancio - conferma Marino Simoni, presidente del Consiglio delle autonomie - ora è chiaro che con questo mancato incasso alcune spese saranno rallentate. La contraddizione in cui ci troviamo oggi è rappresentata dal fatto che da un lato il governo sollecita a sbloccare i pagamenti alle imprese, dall’altro blocca la liquidità degli enti locali. Quindi il governo deve pensare a come supplire al disavanzo di cassa causato dalla sospensione dell’Imu».

Le ultime notizie da Roma dicono che allo studio del governo ci sarebbe una nuova imposta, l’«Ics» (imposta comunale sui servizi) che riguarderebbe sia gli immobili che i servizi. «La prima rata dell’Imu era fissata a giugno. Entro quella data il governo dovrà spiegarci cosa cambierà», avverte Simoni. «Per ora siamo alle dichiarazioni, seppure fatte in parlamento. Ma per sospendere l’Imu serve un decreto». Per il presidente del Consiglio delle autonomie «l’impressione è che si stia navigando a vista». E il governo Letta, assecondando i diktat del Pdl sull’Imu, avrebbe imboccato la strada sbagliata. «Se dobbiamo puntare al rilancio dell’economia, questo non passa per l’Imu», osserva Simoni. «Se si devono ridurre le tasse, si parta dal cuneo fiscale perché è solo tagliando il costo del lavoro che potremmo avere ricadute positive sull’occupazione e sul rilancio dei consumi. Il resto è demagogia, data dal fatto che qualche forza politica ha fatto dell’abolizione dell’Imu una sua bandiera».

Togliere le entrate dell’Imu significa, secondo il presidente, incidere su quelle che sono «le garanzie di sopravvivenza dei Comuni, perché le risorse che abbiamo a disposizione ci servono per finanziare i servizi essenziali, scuole, asili, strade, sgombero della neve».

Piuttosto - prosegue - «mi auguro che nel nuovo assetto fiscale del governo, la politica fiscale sugli immobili venga lasciata ai Comuni, che conoscono la situazione sul proprio territorio. Solo così può esserci quella flessibilità necessaria che fa i conti con la condizione e le necessità locali».

Nel 2012 il Comune di Trento ha riscosso di Ici 47,5 milioni di cui 20 milioni sono andati allo Stato. L’incidenza dell’imposta sulla prima casa è stata di 6,6 milion i, un incasso che Palazzo Thun si attendeva confermato anche quest’anno, e che per circa la metà sarebbe arrivato con la prima rata di giugno. «Non è pensabile – ha subito detto l’assessore ai tributi Fabiano Condini - che siano i Comuni a dover trovare i soldi che verranno a mancare con la sospensione o l’eventuale soppressione dell’Imu sulla prima casa. Quando abolì l’Ici, lo Stato aveva anche provveduto a coprire il buco. La stessa cosa dovrà accadere oggi».

E all’allarme per l’improvviso buco che rischia di aprirsi nei bilanci, si somma l’allerta dei sindaci per i disguidi burocratici che il nuovo assetto fiscale necessariamente porterà con sè. Le lettere per la prima rata dell’Imu erano infatti già pronte per essere spedite ai contribuenti. Il Comune di Trento ha dovuto bloccare tutto, stoppando la stampa e la spedizione dei modelli di pagamento precompilati con il calcolo dell’importo dovuto per il 2013, suddiviso tra acconto e saldo. Tutto fermo in attesa delle nuove decisioni che prenderà il governo. Per ricevere informazioni aggiornate i cittadini possono inviare il proprio recapito di posta elettronica all’indirizzo imu@mobile.comune.trento.it.

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