Impianti di allarme Quasi 700 contributi per le case private

In due anni la Provincia ha speso un totale di 940 mila euro Daldoss: anche questo incide sulla percezione di sicurezza


di Luca Marognoli


TRENTO. Sono stati 676 gli impianti di allarme e di videosorveglianza al servizio della prima casa di abitazione installati dai trentini nel corso del 2014 e del 2015 con il contributo della Provincia, che ha sborsato 940 mila euro su un budget biennale di un milione di euro. Tutte le domande quindi sono state accolte ed è avanzata anche una piccola somma. Il fondo relativo era stato introdotto nella finanziaria delle due annate ed è stato rinnovato per il 2016 con altri 500 mila euro, la medesima entità.

Le regole sono semplici: l’ente pubblico copre il 40% della spesa ammessa con un contributo massimo di 1600 euro. Scorrendo le determinazioni dirigenziali del Comune di Trento, tuttavia, si osserva come in molti casi si rimanga sotto questa cifra, anche se non si scende quasi mai sotto i 600 euro.

Quasi settecento nuovi impianti di allarme sono un numero considerevole, che da solo dà il peso di quanto il problema della sicurezza sia avvertito oggi dalla popolazione come prioritario, sebbene i numeri forniti dalla questura indichino un calo dei furti in abitazione, passati dai 1840 del 2014 ai 1438 del 2015 in provincia, da 128 a 104 in città. Ma i tempi in cui si lasciava la chiave nella toppa sono passati e anche il Trentino da alcuni anni a questa parte è stato interessato da un fenomeno prima diffuso soprattutto in altre realtà di fuori provincia. Con il conseguente allarme sociale che questa situazione ha generato. «Il fondo era nato da un emendamento di Borga, dopo di che noi abbiamo ripartito l’ammontare nelle varie comunità di valle», spiega l’assessore agli enti locali Carlo Daldoss. Da rilevare - aggiunge - che «non c'erano vincoli di indicatore Icef, il quale influiva solo nella formazione della graduatoria».

La maggioranza dei contributi sono stati destinati al Territorio Val d’Adige, con 197. Seguono le Comunità di valle, con 113 alla Val di Non, 95 alla Vallagarina, 64 alla Valsugana, 55 all’Alto Garda, 33 al Tesino, 27 a Cembra, 23 alla Rotaliana, 20 alla Valle dei Laghi, 19 alle Giudicarie, 12 alla Val di Fiemme, 11 alla Val di Sole, 3 alla Val di Fassa e alla Paganella, 1 al Primiero, 0 agli Altipiani Cimbri.

«Come osservato dal criminologo Andrea Di Nicola (si legga l’intervista sul Trentino di ieri, ndr) quello dei furti è un problema anche di percezione della sicurezza», afferma Daldoss. «E l’investimento sulle telecamere va in questa direzione».

Oltre alla somma per installare i sistemi di videosorveglianza nelle prime case dei privati, altri 2 milioni sono stati desinati al sistema integrato al quale sta lavorando la Provincia e che punta a mettere in rete le telecamere sia pubbliche che private. Se ne è parlato, come è noto, anche nel corso della seduta del comitato per l’ordine e la sicurezza di martedì, che ha visto la partecipazione, oltre che dell’assessore Daldoss e del commissario del governo Squarcina, il “padrone di casa”, del colonnello dei carabinieri Graziano, del questore D'Ambrosio, del tenente colonnello Pisanello della Finanza, del comandante della polizia locale Giacomoni e del sindaco di Trento Andreatta.













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