Impianti a fune, concordato per salvarsi

Società di S. Martino in assemblea: la ricapitalizzazione lanciata un anno fa non c’è stata e si cerca di evitare la liquidazione


di Raffaele Bonaccorso


SAN MARTINO DI CASTROZZA. Se entro 20 giorni non sarà sottoscritta la ricapitalizzazione, insistentemente richiesta, di almeno 2 milioni di euro, cosa piuttosto difficile, si dovrà convocare una assemblea straordinaria dei soci della “San Martino e Primiero Dolomiti trasporti a fune” per decidere, stavolta veramente, se andare ad un concordato o se mettere in liquidazione la società. E’ questo quanto si è potuto ricavare dall’assemblea di ieri pomeriggio, anche se dopo diverse sollecitazioni di chiarimento da parte di alcuni soci.

Non è che le relazioni del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale non fossero state chiare, anzi il loro ribadire di una situazione al limite o di non ritorno è stato esplicito, però non si voleva pronunciare, forse per scaramanzia, le fatidiche parole “concordato” o “liquidazione”. Basta dire che in quelle relazioni è stato esplicitamente ripetuto che alla ricapitalizzazione di 37 milioni di euro con una base minima di 2 milioni, deliberata esattamente un anno fa come condizione essenziale di sopravvivenza della società, non c’è stata alcuna adesione. In altre parole non è stato sottoscritto un euro: i Comuni che attualmente detengono il 53% delle azioni non potevano farlo per legge, gli operatori privati non lo hanno fatto e le conseguenze non potevano che essere quelle a cui si è giunti ieri. Il bilancio (con una perdita di 1.463.321 euro) è stato sì approvato proprio come riconoscimento per gli sforzi fatti dal consiglio di amministrazione, ma è stato chiaro che così non si può più andare avanti.

A spiegare ulteriormente la situazione è stato il sindaco di Tonadico, Aurelio Gadenz, che ha dato lettura di un documento approvato da tutti e 8 i sindaci di Primiero. In esso si dice che è stato aperto un confronto con la Cassa rurale Valli di Primiero e Vanoi «che, insieme al mondo della Cooperazione, rappresenta il maggior creditore e finanziatore della società di impianti, costruendo un modello possibile per il futuro, accompagnato da un’ipotesi di piano industriale con la disponibilità a partecipare del settore pubblico a mezzo l’intervento di Trentino Sviluppo. A questo punto Cassa rurale e Cooperazione, pur condividendo i principi di base, hanno detto che non intendono dare seguito alle nostre proposte - scrivono i sindaci - dando l’esplicita indicazione di aver individuato lo strumento del “concordato con continuità aziendale” quale percorso da intraprendere nel minor tempo possibile al fine di rendere praticabile ogni ulteriore azione finalizzata al rilancio e al risanamento».

Sul bilancio si sono astenuti i sindaci di Tonadico e Siror per le stesse motivazioni espresse nella scorsa assemblea; si sono astenuti anche Valeria Ghezzi e Daniele Gubert. Quanto alla partecipazione è parsa più bassa delle altre volte e comunque erano presenti azionisti per il 76 %, 53 % dei quali in proprio e 23 % per delega.

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