Il sindaco firma la petizione della Lega

Anche Fabio Dalledonne tra i 223 che hanno sottoscritto il documento per tenere aperta la notte la chirurgia del S. Lorenzo


di Marika Caumo


BORGO. Oltre 200 firme in due ore. C'era la coda ieri mattina al gazebo allestito dalla Lega Nord al mercato settimanale. Annunciata nei giorni scorsi, la petizione popolare è partita ieri proprio da Borgo, per dire no alla decisione di chiudere il reparto di chirurgia dalle 20 alle 8 e per difendere l'ospedale San Lorenzo, «affinché non venga depotenziato ma, al contrario, possa mettere a disposizione della popolazione un complesso sanitario moderno ed efficiente in ogni suo reparto».

Una questione molto sentita dunque, visto che dalle 10 alle 12 in calce alla lista predisposta nel gazebo "decorato" con i necrologi dell'ospedale, hanno firmato ben 223 persone. «Tantissima gente, e soprattutto molti che ci hanno detto di non essere della Lega ma che firmano perché sono d'accordo con noi. Non esagero nel dire che un terzo dei firmatari erano del Patt, alcuni molto arrabbiati in quanto sull'argomento si sentivano presi in giro. I cittadini hanno dimostrato quel senso di appartenenza di valle che ad alcuni amministratori manca, perché questa non è e non deve essere una questione di partito», spiega Roberto Paccher, addetto ieri alla raccolta firme insieme alla collega consigliere in Comunità Stefania Segnana. «Siamo stufi che taglino sempre qua in Valsugana. Perché prima investono milioni e poi tolgono servizi?», erano i commenti che andavano per la maggiore ieri mattina. Tra i firmatari anche il sindaco di Borgo Fabio Dalledonne. «Auspico che altri facciano come lui, ragionando per il bene della valle e non per il partito. Ci vuole un sussulto di dignità, al di la di Lega o non Lega», precisa Paccher, ed aggiunge: «Strumentalizzazione? Non è questo il caso, è da un mese che attendiamo che qualcuno faccia qualcosa. Di fronte a questo immobilismo dobbiamo per forza attivarci. L'ospedale è di tutti».

La raccolta firme proseguirà per almeno un mese, con i militanti del Carroccio locale che gireranno col gazebo i vari paesi della Valsugana. Al contempo si attende venga discussa in assemblea di Comunità la mozione presentata. «Siamo disposti a ragionare sul dispositivo, a togliere il nostro simbolo, a rimettere mano a tutto tranne che alla conclusione: non si transige sulla netta contrarietà alla chiusura del servizio di chirurgia nelle ore notturne», termina Paccher.

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