Il Sait alla politica: megastore minaccia per la cooperazione

Ma Olivi rassicura Dalpalù: «Chi si insedia dovrà garantire la rete sul territorio». Spazio ai collaboratori nella gestione



TRENTO. Da Renato Dalpalù, presidente del consorzio della cooperazione di consumo trentina Sait, arriva un appello forte alla politica per quanto riguarda il futuro. Che, a suo avviso, si gioca su un crinale molto difficile e rischioso: da una parte il “mercato”, che chiamerebbe ad una maggiore semplificazione (leggi: aggregazione) di cooperative o almeno dei micro-punti vendita più marginali. Dall’altra, la responsabilità di rappresentare un modello di presidio dei territori che ha valore sociale prima ancora che economico. Se ne è parlato all’assemblea di ieri all’Interporto.

Recenti scelte politiche territoriali di favorire l’apertura di grandi superfici commerciali nei fondovalle hanno provocato una profonda riflessione nel sistema della cooperazione di consumo trentina. Al punto che Dalpalù nella sua relazione ha posto una precisa domanda: «Siamo i soli a difendere un modello di comunità o si tratta di un modello sostenuto e condiviso anche dall’ente pubblico? Alla politica chiediamo di prendere una posizione chiara in merito».

Pronta la risposta dell'assessore provinciale Alessandro Olivi, intervenuto all'assemblea: «Guai se si pensasse che una norma inserita in una legge fosse sufficiente di volta in volta a tarare qualità ed efficienza del sistema - ha chiarito - tuttavia il modello distributivo ramificato sul territorio a valenza sociale oltre che economica va mantenuto. Abbiamo una idea precisa - ha proseguito l'assessore - quella di chiedere a chi legittimamente si insedia in un territorio di mantenere in vita la rete presente su quel territorio. Ma per fare questo abbiamo bisogno della condivisione anche delle altre istituzioni, Comuni e Comunità di valle di primo luogo. Il Trentino non può diventare terra di conquista di un tipo di impresa che vede solo consumatori da spremere e un territorio dove aumentare le performance di impresa».

Sul futuro della partecipazione della cooperazione trentina alla gestione dei due Superstore di Trento e Rovereto (attualmente al 50% con Coop Nord Est), Dalpalù non si è pronunciato: «Stiamo ricercando le soluzioni più adatte. Abbiamo un ottimo rapporto con Coop Nord Est, non ci siamo preclusi alcuna possibilità. Ma ribadisco che queste realtà hanno garantito negli anni scorsi soddisfazioni economiche e ritorno di immagine alla cooperazione trentina».

Dalpalù infine ha lanciato all’assemblea una sfida inedita. «Le nostre società – ha affermato – non appartengono agli amministratori che svolgono ruoli di passaggio, appartengono molto di più ai nostri collaboratori. Forse è giunto il momento di aprire un confronto sulla possibilità di coinvolgere i collaboratori nella gestione stessa delle società, come avviene già nelle cooperative agricole e di lavoro».

All'insegna dell'efficientamento la politica di gestione commerciale, ha ribadito il direttore Luigi Pavana, secondo cui occorre operare una rilettura di ogni processo, dal personale, ai trasporti ai servizi. Un processo in corso, che ha già dato i primi risultati. Anche per questo è partito un ampio progetto di riformulazione del "format" di vendita, a cui hanno aderito finora 34 cooperative, che mette al centro la relazione con il cliente, la distintività e l'ancoraggio al territorio.













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