Il pilota con l’amante mentre l’Airbus precipitava in mare

Clamorosa rivelazione dell’emittente americana Abc «Ecco perché Dubois tardò tanto a tornare in cabina»



TRENTO. Perché il pilota dell’Airbus inabissato nell’oceano Atlantico provocando la morte di 228 persone, ci impiegò oltre un minuto a tornare nella cabina di pilotaggio? La domanda è sempre rimasta senza risposta anche perché tutti i testimoni sono morti nell’incidente, ma ora viene avanzata un’ipotesi. A farla è la Abc news americana che avrebbe raccolto i racconti di due fonti. Secondo le indiscrezioni, infatti, il comandante Dubois, in pausa, si trovava con la sua amante, una hostess non in servizio sul volo. Un’ipotesi tutta da provare.

L’Airbus A-330 precipitò nella notte tra il 31 maggio e il primo giugno del 2009. A bordo c’erano anche i trentini Giovan Battista Lenzi, Luigi Zortea e Rino Zandonai di ritorno da un viaggio a Rio. Le registrazioni della scatola nera recuperata dal relitto due anni più tardi, hanno rivelato che Dubois lasciò la guida, per una pausa programmata, poco prima che il velivolo entrasse in una tempesta atmosferica che gli altri aerei in zona avevano tutti evitato. Una volta che l’Airbus entrò nella tempesta, i sensori di velocità improvvisamente smisero di funzionare, probabilmente a causa di cristalli di ghiaccio che avevano anche mandato in tilt il pilota automatico. Al comando del volo c’era il primo ufficiale Cedric Bonin, un pilota 32enne con pochissima esperienza di volo. Quest’ultimo, probabilmente come riflesso automatico delle lunghe ore di addestramento dedicate esclusivamente a decollo e atterraggio, tirò a sè la cloche per riprendere bruscamente quota e mandò in stallo l’aereo. Dunque un errore umano, dovuto probabilmente alla poca esperienza in cabina di comando. Dalle registrazione della concitata conversazione che avvenne nei minuti precedenti lo schianto risulta che i copiloti chiesero più volte dove fosse il pilota e domandarono aiuto, prima che Dubois finalmente rientrasse. Quando il capitano arrivò, trovo una situazione di totale caos e comunque era ormai troppo tardi per riprendere il controllo dell’aereo. Ora dall’inchiesta dell’Abc si avanza il sospetto che Dubois potesse essere in dolce compagnia durante la pausa e questo potrebbe spiegare il ritardo con cui arrivò in cabina. Una circostanza che Jean-Paul Troadec, capo del Bureau d'Enquêtes et d'Analyses (l'unità di investigazione sull'incidente) non conferma ma nemmeno smentisce, spiegando semplicemente che l'agenzia «non è interessata alla vita privata del pilota».

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