«Il nostro territorio è saturo in futuro più programmazione»

Il presidente della Comunità di valle, Salvador Valandro, deciso a salvaguardare l’Alto Garda e Ledro «Stiamo costituendo un ufficio apposito per ragionare sullo sviluppo urbanistico dei prossimi anni»


di Matteo Cassol


ALTO GARDA. «Non mi sento certo messo in mezzo dagli altri interlocutori. Mi arrogo il diritto di parlare della salvaguardia dell’Alto Garda. Voglio farlo ed è peraltro un obbligo di legge: il nostro ente deve fare un piano territoriale che deve dire cosa si farà nei prossimi anni nei nostri sette comuni dal punto di vista dello sviluppo urbanistico ed economico»: il messaggio arriva per bocca di Salvador Valandro, presidente di quella Comunità di Valle che il suo omologo di Ingarda Marco Benedetti aveva indicato come soggetto da cui sarebbe dovuto partire l’impulso per aprire un tavolo su un dibattito (quello sull’edilizia diffusa e la cementificazione in Busa) che – lanciato da due noti albergatori come Gianni Zontini e Sergio Chiesa – da qualche giorno sta tenendo banco su queste pagine.

Concretamente, presidente Valandro, come si arriverà a questo piano?

«C’è un percorso ben definito – spiega il presidente dell’ex Comprensorio C9 – che deve portare alla stesura di un documento preliminare in vista del quale vogliamo che si apra una discussione il più partecipata possibile. Con Benedetti, col coordinamento imprenditori e con gli artigiani abbiamo già parlato e ovviamente i sindaci lo sanno perché è la legge provinciale a prevedere questo iter, che, come da nostro mandato, puntiamo a completare entro il 2015. Vogliamo che quello sul futuro dell’Alto Garda e Ledro sia un ragionamento corale: non è certo un qualcosa che può venire calato dall’alto, anche perché nessuno da qui a vent’anni deve essere messo in condizioni di poter dire “non sapevo cosa sarebbe stato fatto”».

Finora cosa è stato portato avanti in tal senso?

«Dopo trattative con la Provincia stiamo costituendo un ufficio che non esisteva col Comprensorio, l’ufficio urbanistica e territorio. Al piano, poi, sta lavorando intensamente l’assessore Mauro Malfer, che ha competenza e si impegna sulla materia (lo sentiremo prossimamente, ndr). A dicembre si è cominciato con due seminari tematici organizzati con Step. Nei prossimi mesi è nostro dovere convocare dei tavoli di discussione e partecipazione: non è un’opzione, è la legge che ce lo dice. Non è in discussione se lo faremo, è in discussione il quando; e sarà comunque presto: entro quest’anno sarà essenziale stilare il documento preliminare cui accennavo, che dovrà dire varie cose rispetto alle destinazioni e alle vocazioni delle diverse porzioni della nostra zona».

Come si inserisce la sua opinione nel tema caldo degli ultimi tempi?

«Siamo arrivati a un punto in cui il nostro territorio evidentemente è saturo. Abbiamo costruito tanto, forse troppo, e non sempre lo abbiamo fatto bene. Forse è mancato un certo raccordo tra amministrazioni vicine: non è possibile pensare che da una parte della strada ci sia un’area artigianale e dall’altra parte, perché è un altro comune, un’area residenziale. Avremmo dovuto guardare un po’ oltre rispetto al campanile. Rimediare a quello che si è fatto è un po’ difficile, ma per correggere il tiro per il futuro abbiamo l’arma di agire attraverso il piano territoriale di Comunità. Alcuni elementi hanno creato sviluppo dell’economia e lavoro, mentre altri sono solo storture e brutture: definire quali appartengano all’una o all’altra categoria spetta al dibattito politico e pubblico, cui mi auguro di veder partecipare anche Zontini, Chiesa e molti altri».

Con quale posizione si presenterà a questi dibattiti?

«Sosterrò che un amministratore deve tenere tutto sott’occhio. Non si può dire “basta, da domani non si costruisce più niente” (ne andrebbe di moltissimi posti di lavoro), ma si può dire “non si costruisce niente di nuovo”, “ci si muove per migliorare quello che è stato fatto”, facendo semmai ragionamenti – conclude Valandro – in un’ottica di recupero dell’esistente».

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