«Il mio amico moriva ma niente elicottero»

Il drammatico racconto di Mauro Campana che era a caccia con Antonio Lorenzi poi stroncato da un infarto: «Perché si è deciso di non inviare l’eliambulanza?»



ROVERETO. Venerdì pomeriggio, la moglie, i parenti e i tanti amici hanno dato l’ultimo saluto ad Antonio Lorenzi, il settantaquattrenne stroncato da un infarto due giorni prima mentre andava a caccia. Con Antonio, quella tragica sera, c’era Mauro Campana, unito dalla passione venatoria e amico di lunga, che gli ha prestato i primi soccorsi. Superato lo choc per quella terribile esperienza, ma non certo il dolore per la perdita di Antonio, Campana ha contattato la nostra redazione per raccontare la sue versione dei fatti accaduti mercoledì sera quando, comprensibilmente disperato, ha chiamato il 118 per chiedere aiuto. «Ho spiegato che un uomo era stato colpito da malore – racconta Mauro – e che ci trovavamo nei boschi di Trambileno, nella zona di Malga Valli. Ho descritto la gravità della situazione, sottolineando che nel punto in cui ci trovavamo solo l’elicottero avrebbe potuto garantire un intervento sufficientemente rapido». Ma la risposta dell’operatore è negativa: niente elicottero. E Marco probabilmente non riuscirà mai a darsi una risposta sul perché si sia deciso di inviare il velivolo con il medico rianimatore e l’infermiere a bordo.

«Tutto è accaduto attorno alle 19 – continua il cacciatore, senza polemica, ma ancora incredulo – ed era l’imbrunire. C’era ancora una visibilità sufficiente per un intervento dell’elicottero che, d’altra parte, ormai da mesi è operativo anche nelle ore notturne. Invece, l’operatore della centrale mi ha detto che non l’avrebbe inviato, che non valeva la pena. Ho cercato di spiegare che l’ambulanza ci avrebbe impiegato troppo tempo e che quello sì sarebbe stato un intervento inutile. Ma non sono stato ascoltato e i sanitari del 118, arrivati con l’automezzo, ci hanno impiegato circa un’ora a raggiungerci. Certo, loro non hanno alcuna colpa, ma era troppo tardi ».

Un botta e risposta telefonico tesissimo: Campana ha tra le braccia l’amico morente e l’ultima cosa a cui pensa in quel momento è fare polemica. «Non capisco. Davvero non capisco. Per circa 15 minuti – prosegue – ho praticato il massaggio cardiaco ad Antonio e lui rispondeva alle sollecitazioni. Certo, non sono un medico e non posso dire se con l’elicottero si sarebbe potuto salvare, ma certo non è stato fatto alcun tentativo. Per questo, vorrei che qualcuno mi spiegasse il motivo alla base della decisione di non mandarlo, soprattutto ora che, come politici e amministratori vanno sbandierano da tempo, gli interventi sono garantiti anche nelle ore notturne. So che l’ultima parola spetta al comandante del Nucleo Elicotteri, ma vorrei che qualcuno mi spiegasse. Perché?»

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