la scoperta

Il metal detector scova una bomba nella fontana

Pelugo, il Comune voleva restaurare il manufatto ma la Soprintendenza ha sollevato sospetti sulla punta ogivale. Dovranno intervenire gli artificieri


di Luca Marognoli


PELUGO. La forma, con il senno di poi, qualche dubbio avrebbe potuto farlo sorgere. E anche quell’espressione usata nella scheda predisposta dalla Soprintendenza per i beni culturali, che indicava la parte sommitale come caratterizzata da “un volume affusolato dal sapore vagamente bellico”. Ma per immaginare che nella fontana fosse cementata una bomba da mortaio della Prima guerra mondiale di fantasia ce ne sarebbe voluta parecchia.

Eppure loro, i tecnici della Soprintendenza, non hanno avuto esitazioni quando hanno ricevuto dal Comune di Pelugo la richiesta di restaurare una delle fontane del paese, quella di via Storta, viuzza che si snoda (non dritta, come dice il nome) tra le case della parte alta del paese. Era necessario capire se e cosa si nascondesse dentro quella punta (forse un po’ troppo) ogivale. Detto fatto: la parola è passata al metal detector. Che ha pronunciato la sua sentenza: lì dentro c’è un “confetto” calibro 139. O meglio, dovrebbe esserci. Perché la risposta definitiva si potrà avere soltanto asportando il cemento che riveste il corpo metallico. E chissà che poi non si scopra che il dubbio di cui sopra non fosse infondato: che si tratti (ipotesi comunque improbabile) di qualcosa di diverso da una bomba.

Fatto sta che per aprire la punta ogivale dovranno comunque intervenire gli artificieri. Perché se di bomba vera si tratta o solo di sospetto non fa differenza: bisogna metterci mano e per farlo occorrono tutte le precauzioni del caso. Difficile pensare che, chi abbia avuto l’idea di utilizzare un ordigno bellico come “scheletro” di una fontana, non si sia premurato prima di svuotarla del suo contenuto esplosivo. Ma chi si prende la responsabilità di affidare l’opera a una ditta di restauratori prima di verificare?

Certo è che fino a poche settimane fa e per circa un secolo, la fontana in via Storta non aveva mai dato preoccupazioni di sorta. Per la Soprintendenza è un “manufatto ascrivibile ai primi decenni del ’900, epoca nella quale il paese fu in gran parte ricostruito dopo il devastante incendio che lo coinvolse”. Al centro dell’attenzione la fontana ci è finita quando il Comune ha deciso di ristrutturarla. Come prescrivono le norme in materia, è stata consultata la Soprintendenza per i beni culturali che, con sorpresa del sindaco Mauro Chiodega, l’ha dichiarata di interesse culturale, assieme a quella che si trova nella centralissima piazza del Com.

Ironia della sorte, la fontana sorge a pochi metri dalla casa del sindaco stesso. «Abito lì da 40 anni - dice - e onestamente non ci ho mai fatto caso. Ma guardandola adesso effettivamente...».













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