Il mercoledì dei nottambuli? Un deserto

Complice il freddo, i locali aperti sono semivuoti. Lavorano solo bar Verdi e Cafè de la paix, subito pienone alla Cantinota


di Umberto Placanica


TRENTO. Lo studente trentino, dal giurista sbarbato che cammina sempre di fretta al “letterato” un po’ sperduto e malinconico, ha scelto, ormai da anni, di volersi divertire con colleghi e amici il mercoledì sera. Scelta non premeditata e dettata dalle ragioni del cuore ma anche da quelle degli esercenti che vedono nella notte di mercoledì un’occasione per guadagnare un po’ di più e arrotondare su cocktail e birre. Ma come effettivamente si svolgono queste serate è prerogativa dello studente, e in moltisi chiedono cosa egli faccia in concreto durante le sue notti “magiche”. Noi lo abbiamo visto girando tra locali e vie del divertimento.

I bar che costellano il centro della città sono aperti, ma a parte qualche eccezione che - si sa - non può far altro che confermare la regola, sono anche vuoti. Le vie addobbate e illuminate sembrano il set di un film horror, non si sente volare una mosca, e se per caso si incrocia un passante si è quasi intimoriti dall’incontro. In effetti la situazione sembra fittizia, si ha l’impressione di poter essere vittima di un agguato da un momento all’altro. Da lontano, in prossimità di qualche strada, si vedono anche due fanali abbassati che si avvicinano. Pensi subito: «Oh, ma guarda, qualcuno cerca posto per la macchina. Magari quel qualcuno è venuto per divertirsi, per cercare un locale in cui ballare o bere un bicchiere». Il veicolo si avvicina sempre più, e quando ti costeggia rimani deluso da una scritta sul lato della portiera, che ti riporta al silenzio: “Ronda Atesina”.

E allora si continua a camminare: attraversiamo piazza Italia, ci immettiamo in galleria e poco dopo sentiamo un vocio in sottofondo che proviene dal Teatro Sociale. Sono le 22 ed è terminata una rappresentazione. Le persone si avvolgono tra mantelle e giacconi e bevono qualcosa per riscaldarsi al bar del Teatro. La situazione in via Oss Mazzurana è confortante: significa che, almeno per commedie e concerti, i trentini si spingono fuori dalle loro calde abitazioni. In largo Carducci ritorna la depressione: è spopolato come la tundra nei mesi in cui si raggiungono le temperature più rigide, solo qualche folata di vento che scuote i tendoni e l’umore dei baristi.

Analogo scenario in via Verdi, per definizione la via degli universitari: solo fuori dal bar Verdi c’è un gruppo di ragazzi che chiacchierano. E si continua verso via Suffragio, per tutti la “strada della movida” ma che mercoledì si presentava in una veste un po’ scarna. Pochi passanti infreddoliti e qualche temerario all’uscio di un bar.

In passaggio teatro Osele, il circolo Cafè de la paix lavora invece di buona lena. Ma la sorpresa di questo mercoledì sera freddo e desolato la troviamo in Cantinota, dove, mani intasca, entra lo studente trentino con la sua combriccola di scapigliati. La comitiva scende le scale, tra battibecchi e risate, si infila nella sala fumatori e si disperde. Qualcuno inizia ad ordinare della birra, gli stomaci più forti chiedono del “Negroni”. Il piano bar funziona come ai “vecchi tempi”, tanto che dopo solo un’ora dall’ingresso degli studenti, la festa dell’insignificanza, parafrasando Kundera, esplode. Il locale è pieno.

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