Il grande calderone della solidarietà

Stanziati 11 milioni: aiuti ai bambini birmani ma anche ai casari siriani


Luca Marognoli


TRENTO. La Provincia di Trento destina a progetti di solidarietà internazionale lo 0,25% del suo bilancio. «Siamo i più generosi in Italia», dicono in piazza Dante. Quest'anno gli stanziamenti ammontano a 11 milioni, 6 dei quali in contributi e 5 in investimenti diretti. Autonomo il capitolo di spesa dedicato all'Osservatorio Balcani e alla Fondazione Campana dei caduti, con 1 milione di budget.
Attorno ai 3 milioni invece il «portafoglio» per gestire le attività in sostegno degli emigrati trentini all'estero. I due settori sono di fatto distinti, ma a riunirli è il servizio di competenza, che si chiama appunto Emigrazione e solidarietà internazionale e fa capo all'assessorato guidato da Lia Giovanazzi Beltrami.
Ha fatto discutere, ieri, lo stanziamento di 300 mila euro per i giovani, non trentini ma cinesi, attraverso il centro di aggregazione di Hangzhou. Che ci azzecca la capitale dello Zhejiang con il Trentino? E che senso ha che il Trentino vada in aiuto del gigante economico Cina, che con l'India ha i tassi di crescita più alti al mondo? C'è chi si è posto queste domande, trovando nella relativa determinazione provinciale una (parziale) risposta: il Trentino è legato a quella zona, così lontana, dalla figura di Martino Martini, gesuita del 1600.
Ma la Cina ricorre anche in un'altra delle 177 determinazioni prodotte quest'anno: 180 mila euro sono stati destinati alla riabilitazione dei lebbrosi e dei loro familiari nella provincia dello Yunnan.
L'impegno di piazza Dante spazia per tutto il globo terracqueo, dai Paesi dell'ex Jugoslavia al Medio Oriente, dal Mozambico all'America Latina. Anche la varietà degli interventi è sorprendente: 106 mila euro, ad esempio, sono usciti dalle casse provinciali per supportare la produzione casearia di un monastero in Siria. C'è di tutto un po' nel calderone della solidarietà internazionale trentina ed è inutile nascondere che il cittadino della strada si senta talora disorientato e perplesso, in alcuni casi invidioso dei fondi che partono dal Trentino per destinazioni e scopi ai più sconosciuti.
Indiscutibile, naturalmente, il presupposto benefico: il filo rosso che unisce questi interventi è la situazione di emergenza economica, sanitaria o sociale in cui versano questi territori. Con una particolare attenzione ai più piccoli: il progetto "Scuole nella giungla" (15 mila euro) aiuta i bambini birmani sfuggiti alla pulizia etnica perpetrata dal governo militare, 249 mila euro vanno al supporto psicologico e sociale della popolazione palestinese, soprattutto a ragazzini e familiari, 301 mila per ristrutturarne una scuola in Ghana, 50 mila euro per bambini e giovani "a rischio sociale" di Buenos Aires, altrettanti per quelli denutriti brasiliani. Ci sono poi le calamità, come il terremoto di Haity (100 mila euro), e il sisma che ha prostrato i Mapuche cileni (300 mila).
Tra i finanziamenti di maggiore entità il milione e 261 mila euro per promuovere il turismo ambientale a Scutari, Nis, Kraljevo, Niksic e Peje/Pec e i 989 mila euro al Centro per la formazione alla solidarietà internazionale.
Il settore dell'emigrazione vede giocare un ruolo di primo piano all'Associazione Trentini nel mondo, che ha ricevuto 806 mila euro per il suo funzionamento e 1 milione e 8 mila per gestire interventi di solidarietà in America Latina, Bosnia, Romania e Serbia. Il legame tra emigrati e la terra natia viene rafforzato anche tramite corsi di lingue su internet, visite alla terra di origine per gli anziani (o con l'assistenza domiciliare, in Chaco) e scambi per i giovani. Poi c'è l'università: nel 2010 sono stati stanziati 205 mila euro per borse di studio a favore di figli di emigrati.

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