«Il commercio fa comunità,  serve sostegno economico»

Riva. Fa strano vedere le vetrine dei negozi di Riva spente, le serrande abbassate. E la gente che guarda stranita il crocchio di persone. Erano un centinaio in viale Dante, ieri mattina, alla...



Riva. Fa strano vedere le vetrine dei negozi di Riva spente, le serrande abbassate. E la gente che guarda stranita il crocchio di persone. Erano un centinaio in viale Dante, ieri mattina, alla manifestazione silenziosa, organizzata dalla Confcommercio Alto Garda e Ledro per l’imposizione di chiusura domenicale delle attività. Commercianti, ristoratori, baristi, imprenditori, lavoratori da tutta la Busa. Erano in strada, non per protestare, ma «per ricordare al governo che siamo, come tutte le altre parti sociali, indispensabili a far sì che un territorio sia sano, socialmente protetto e sostenuto - ha spiegato il presidente, Claudio Miorelli -. Noi non protestiamo, ma vogliamo spiegare che ci siamo e siamo bisognosi di sostegno. Da tutti i punti di vista. Anche con gli ammortizzatori sociali. In questo momento anche noi dobbiamo avere un sostegno da parte di tutte le istituzioni, a 360 gradi».

«Non esistono lavori utili e lavori meno utili, ogni lavoro è indispensabile per chi di quel lavoro vive - ha spiegato ancora il presidente Miorelli, citando lo slogan del manifesto -. E noi viviamo per questo lavoro. Abbiamo tutti una grande preoccupazione per la situazione che stiamo vivendo, per quello che sarà il domani, quindi era giusto dare un segno che esiste anche un comparto che ritengo fondamentale per la vita delle città, quale è il commercio al dettaglio e il piccolo commercio al dettaglio, che fa di una comunità la comunità, presidio del territorio». Per Miorelli l’emergenza sanitaria non è mai stata sottovalutata, ma «la prima scelta per un’impresa dovrebbe essere la libertà di scegliere quando lavorare - ha ribadito -, perché non veniamo a lavorare alla domenica perché non vogliamo restare in famiglia, ma perché il sabato e la domenica rappresentano una parte importante del nostro fatturato. Darci questa limitazione è sicuramente una cosa difficile da capire e da accettare, in un momento in cui c’è la pandemia. E tutti noi abbiamo dimostrato che abbiamo rispettato le regole, non ci sono stati contagi all’interno delle nostre attività». «Nelle nostre attività sono passate migliaia di persone quest’estate - ha concluso Miorelli -. Ma se adesso stringi gli orari di apertura, più la gente si assembra. Inutile chiudere due, tre o cinque giorni, più lasciamo spazio alle persone di entrare, diluite nelle ore e nella settimana, all’interno delle nostre attività, meno creeremo problemi alla sanità». N.F.













Scuola & Ricerca

In primo piano