terrorismo

«Il camion dell’attentatore ci è passato a fianco»

Arianna Calzà, originaria di Arco, racconta gli attimi terribili di Nizza, tra la folla: la paura, le grida, il caos. E la rocambolesca fuga dentro una stanza d’albergo


di Katia Dell’Eva


TRENTO. «Io e mio marito abbiamo visto tutto da vicino» - racconta Arianna Calzà, originaria di Arco (e sorella del vicesindaco, di Dro Michela Calzà) che vive da tre anni a Nizza, dove lavora presso l'università.

«La serata era iniziata come le altre: siamo usciti per fare una passeggiata sul lungomare, come facciamo quasi sempre in questa stagione. Anzi, il 14 luglio sembrava un'occasione in più per andarci, visto il clima di festa: oltre allo spettacolo con i fuochi d'artificio, c'erano dei piccoli gruppi musicali sparsi lungo la Promenade. La gente era davvero tanta. Una calca. Tant'è che quando abbiamo pensato di avviarci verso casa (abitiamo là vicino), ci siamo spostati un po' dalla folla, allontanandoci dal mare, per fare più in fretta».

Leggi la notizia della strage

Una scelta che si rivela decisiva: «Sì, solo poco prima eravamo infatti nello stesso punto in cui è stato fermato il camion alla fine della corsa dopo gli spari della polizia. Avremmo potuto essere tra le vittime». Alle 22.30 le luci si accendono, si sentono urla: «Lì per lì abbiamo pensato a una rissa o a un piccolo incendio causato da un cortocircuito. Poi delle donne ci sono corse incontro, gridando “Stanno sparando!”. A quel punto, d'istinto, per il panico, siamo scappati anche noi. Come tutti, del resto».

Arianna e il marito si trovano così, nella fuga, davanti a un hotel: «Eravamo fermi sulla porta, quando abbiamo visto passare un camion tutto bianco. Non aveva nulla di strano, a parte il fatto che era il solo veicolo in giro, e che viaggiava ad una velocità un po' troppo elevata. Spaventati per le grida della gente, ci siamo accucciati, convinti che il ragazzo alla guida avrebbe sparato». Nel momento in cui l’attentatore accelera e si dirige all'impazzata sulla folla, i due entrano nell'albergo. Salgono al primo piano e si infilano nella stanza di una coppia di inglesi. Sbirciano dal balcone, ma è già è tutto finito. «È durato tutto un attimo. Poi è rimasto tutto immobile per quella che è sembrata un'eternità»

La situazione si sblocca quando qualcuno paventa l’ipotesi che gli attentatori siano più d’uno e puntino agli hotel, per prendere ostaggi. Di nuovo, Arianna e il marito fuggono, puntando a casa. «Lungo la via abbiamo incontrato due ragazze, venute a Nizza per il concerto di Rihanna, che ci hanno detto di avere la macchina proprio sul lungomare. Non sapevano dove andare: le abbiamo ospitate: hanno dormito in salotto, nei sacchi a pelo».

Viene naturale chiedersi cosa rimane, di tutto questo, il giorno dopo. E Arianna risponde: «Una strana calma, a tratti interrotta da sirene che forse hanno poco senso di suonare. La gente che vive, che apre i negozi, che fa la spesa. Poi una zona barricata, sulla Promenade, e tanti fiori per strada».













Scuola & Ricerca

In primo piano