Mercatini di Natale

«Il brulè non può bastare, sì all’idea che ci qualifichi»

Gli esercenti concordano con il grido d’allarme dell’assessore Stanchina: «Il mercatino non diventi un’happy hour, ci vuole qualità»



TRENTO. «Noi lo diciamo da tempo e leggere che anche l’assessore alle attività economiche Stanchina ha sollevato il problema, non può che vederci d’accordo». È il commento all’unisono di Massimiliano Peterlana, presidente della Fiepet e Walter Botto, noti ristoratori della città, che cercano di andare oltre i bilanci entusiastici della città invasa dal popolo dei Mercatini di Natale e pensare al futuro.

«Lo dicevamo già dieci anni fa - afferma Peterlana - che possiamo reggere alla concorrenza solo se puntiamo sulla qualità. D’accordo, il Mercatino ha fatto conoscere Trento e fatto arrivare in città centinaia di migliaia di turisti. Ma se alla lunga tutte le località fanno il copia e incolla e propongono la stessa offerta, il successo non durerà in eterno. C’è bisogno di distinguersi dal dilagare di questo schema e l’unico modo è ripensare l’offerta in chiave dei prodotti locali di qualità. Ne abbiamo tanti Dop, dai formaggi agli spumanti, dalle birre artigianali ai canederli. Il messaggio non può essere solo quello del business e dell’acol a fiumi, non è nemmeno positivo come valore natalizio».

Qualche idea che potrebbe caratterizzare l’offerta della città? «Trento non può essere solo uno dei tanti mercatini che nascono - risponde Peterlana - c’è bisogno di caratterizzare l’offerta, proponendo ad esempio le birre artigianali, i dolci come lo strudel, i vini della nostra tradizione. Abbiamo altri fattori che propongono eccellenze, come il Muse, ad esempio, che attira migliaia di visitatori: cerchiamo di trovare una nostra connotazione, come hanno fatto prima di noi a Bolzano ed in Austria». Si riallaccia all’esempio di Bolzano, anche Walter Botto, titolare del Bar Pasi e della pizzeria Duomo: «Da tempo a Bolzano il Mercatino vero e proprio è separato dalla piazza del gusto, che si trova a fianco. Mi sembra la cosa migliore: il mercatino mantiene la sua atmosfera magica e poi si possono degustare i prodotti tipici in un’altra piazza. Qui invece mi sembra che la situazione ci sia sfuggita di mano: abbiamo le bancarelle dei Mercatini, quelle del mercato e quelle di Santa Lucia senza soluzione di continuità. E poi prolificano anche i chioschi che vendono brulè, castagne e panini ad ogni angolo, ogni anno aumentano. Non si può ridurre i mercatini ad un’happy hour continua. Mi sembra una regia confusa, mentre abbiamo bisogno di caratterizzarci per un’idea forte, altrimenti il successo non durerà». (sa.m.)

 













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