«I vandalismi sono all’ordine del giorno: colpa del Comune»

Gli esercenti furiosi. Botto: «Amministrazione immobile». Tinti (studenti): «Atti da condannare, ma dateci spazi»


di Umberto Placanica


TRENTO. Nelle strade di notte si combatte una guerra silenziosa e poco visibile: fioriere sottosopra, piante sradicate, segnaletica stradale sconvolta si contano tra i feriti. I danni non sono ingenti e forse altrove non farebbero notizia. Ma Trento è città in cui si riscontra un tasso di civiltà tale da fare avvertire questi esempi di maleducazione come inaccettabili per la coscienza sociale degli abitanti. Le prime “sentinelle” sono gli esercenti. Franco Scrivano, del “Line Café”, ritiene che via Verdi, dove è ubicato il suo locale, non sia scenario di barbarie, ma commenta: «Vedo gli ubriachi spesso muniti di bottiglie piene di alcolici prese nei supermercati, che attraversano la via per dirigersi verso il centro. Sono consapevole del problema del vandalismo, tuttavia bisogna tenere in considerazione il fatto che nel corso di quest’anno c’erano solo due discoteche, ed entrambe sono state chiuse dal Comune. Trento è una città universitaria e non si può pensare che i giovani studino e basta, la sera vogliono divertirsi e se si toglie loro la possibilità di andare a ballare in posti organizzati in cui è presente un servizio di sicurezza, si riversano per le vie creando problemi di questo tipo». Walter Botto, titolare del Caffè Tridente di piazza Duomo e del bar Pasi, è duro: «È dal 1978 che sono nel giro dei locali di Trento, e posso affermare che negli ultimi tempi gli atti di vandalismo sono cresciuti vertiginosamente. Ormai è diventata una routine per la ragazza che apre il Bar Pasi ogni mattina sollevare le fioriere, acquistare la terra e provare a salvare le piante sradicate. La situazione è di rassegnazione e ciò è allucinante. Il problema è che ci troviamo di fronte ad un’amministrazione immobile. La loro politica è non decidere per non far scontento nessuno, invece chi ci amministra è pagato proprio per prendere decisioni e assumersi responsabilità. Abbiamo un centro storico che è grande quanto un campo di calcio eppure non si riesce a presidiarlo, e questo è confermato dalla condizione in cui versa Santa Maria Maggiore, ormai zona franca. Mi interrogo su un fatto: a Bolzano, la notte, vengono lasciate fuori dai bar incustodite delle costosissime sedie in midollino e nessuno si azzarda a toccarle. Perché?». Stefano Dorigatti, titolare dell’ “Osteria la Scaletta”, si lamenta degli atti vandalici ma non se la prende col Comune: «Il problema sta nella legge: chi compie atti del genere deve subire una sanzione grave, per esempio cinque giorni di galera. Poi la questione non va ricollegata alla movida, anche perché la movida qui non esiste. Le teste calde ci saranno sempre e a questo punto per raffreddarle servono delle sanzioni molto più punitive».

Ora però bisogna capire chi è l’autore di questi deprecabili gesti, e l’opinione è quasi unanime: i colpevoli sono gli universitari. Giuseppe Tinti, che degli studenti è rappresentante, ribatte: «Questi atti vanno sicuramente condannati. Non bisogna però cascare nella tentazione di generalizzare o strumentalizzare l’intera compagine degli universitari che a Trento svolge un ruolo di impulso culturale tutt’altro che secondario. Secondo me questi eventi possono rappresentare l’occasione giusta per instaurare un dialogo trilaterale tra studenti, Università di Trento e Comune, al fine di creare una città che sia a misura di studente anche sotto il profilo del tempo libero. Sono davvero pochi i punti di aggregazione».

Matteo Molinari, organizzatore di eventi, guarda la vicenda da un punto di vista diverso: «Spesso si associa la "movida" a questi episodi. Io credo invece che possa contribuire a tenere più controllata la città. Meglio un po’ di musica, occasioni e spazi a favore dell'aggregazione sociale piuttosto che siringhe nei parchi, spaccio e prostituzione nella vie del centro ad ogni ora del giorno e della notte».













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