I presidi in coro: «No a voti sotto il 4»

I dirigenti scolastici trentini con Durni: non bisogna demotivare gli studenti


Jacopo Tomasi


TRENTO. «I voti sotto il 4 non hanno senso. Rischiano solo di demotivare gli studenti». I presidi delle scuole superiori del Trentino approvano il Durni-style. Il presidente della Provincia di Bolzano, Luis Durnwalder, ha infatti invitato gli insegnanti altoatesini a dare voti tra 4 e 10. «Se uno studente prende - ha spiegato - significa che non sa niente. È inutile infierire».

Dal prossimo anno scolastico, in Alto Adige, i 2 ed i 3 saranno solo un brutto ricordo per gli studenti. L'incubo resta, invece, per gli studenti che frequentano le scuole superiori nel resto d'Italia, dove - per volontà del Ministero - è prevista la severità massima sia nelle prove durante l'anno che in pagella, con voti che possono andare dall'1 al 10.

E in Trentino? In base ad un regolamento provinciale di qualche anno fa è stato sancito che in fase di scrutinio non si possono dare voti inferiori al 4. Quindi, in pagella sono spariti 2 e 3. Durante l'anno, però, i docenti hanno libertà di valutazione e, se lo ritengono opportuno, possono dare voti più bassi. Certo, non finiscono in pagella, ma fanno media. E si sa che rimediare ad un 2 non è cosa semplice.

Anche per questo motivo i presidi trentini hanno accolto con favore l'indicazione del presidente della Provincia di Bolzano, Luis Durnwalder, che ha invitato gli insegnanti degli istituti altoatesini a non usare più voti inferiori al 4. «Nel nostro istituto - spiega Maria Pezzo, preside del liceo classico Prati di Trento - è già previsto che il 4 sia il voto minimo anche durante l'anno. Se uno studente non sa, il 4 indica già una grave insufficienza. Credo sia poco significativo dare un voto inferiore».

Per Stefano Kirchner, dirigente scolastico dell'istituto Battisti, «dare voti sotto il 4 non ha alcun senso perché questa valutazione è già indicativa di una grave insufficienza». L'iniziativa di Durnwalder piace anche nell'ottica di "ammorbidire" i voti durante l'anno. «Il rischio - continua Kirchner - è che un 2 poi faccia media e per tirarlo su non basta nemmeno un 8, mentre un 4 è sicuramente più facile da rimediare».

Paolo Dalvit, preside dell'Iti Buonarroti di Trento, è convinto che «il voto non debba avere uno scopo punitivo» e per questo ritiene che il 4 «sia adeguato per indicare l'impreparazione di uno studente rispetto ad un argomento». Per questo anche secondo Dalvit le direttive di altoatesine potrebbero essere riprese anche in Trentino. «Il 4 - ribadisce - è già sufficiente per sottolineare una lacuna, ma allo stesso tempo offre l'opportunità allo studente di recuperare. Un 2, invece, rischia di demotivare».

Sulla stessa lunghezza d'onda anche Alberto Tomasi, preside del liceo scientifico Da Vinci. «Un 4 è già un voto pesante. A livello psicologico, nella testa di un ragazzo, un 2 o un 3 può essere poco costruttivo perché lo induce a pensare che ormai la materia è persa e non è invitato a cercare di recuperare. Soprattutto nei primi anni - continua - bisogna stare attenti con voti troppo bassi perché c'è il rischio che uno studente vada in tilt e non riesca più a esprimere le sue potenzialità». Allo stesso tempo, però, Tomasi ribadisce che «i vincoli alla valutazione dati attraverso delibere o norme sono quasi un'invasione di campo. Deve essere la scuola, prima della politica, a governare certe cose».

Infine Matilde Carollo, preside del Rosmini di Trento, sottolinea che «i voti devono essere dati nell'ottica di un possibile recupero degli studenti. Ecco perché un 4 mi pare adeguato, mentre un 1, un 2 o un 3 non vanno in questa direzione. In ogni caso - conclude - sta alla professionalità dei docenti esprimere una valutazione il più possibile corretta, che metta al centro i ragazzi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano