I Nuvola e il Covid-19: «Quanti cambiamenti» 

La lettera. Gigliola Capsoni, volontaria della Protezione civile, racconta come è stato modificato il generoso servizio per i 600 volontari (comprese 120 donne) negli 11 nuclei di valle


Giacomo Eccher


Trento. «Catastrofi naturali, eventi onlus, lavori edili e boschivi richiedono il nostro aiuto? Noi Nu.Vol.A siamo sempre pronti. Con la nostra cucina da campo ed i nostri tendoni si parte ed in poco tempo un piatto di pasta è sempre assicurato». Questa è la carta d’identità dei Nu.Vol.A., i volontari alpini della Protezione civile, ma ora con il Covid 19 tutto è cambiato: adunata rinviata, assemblee sospese e nuove necessità per una comunità provata dalla pandemia. Una nuova responsabilità per i volontari alpini trentini che dal marzo 2019 sono guidati dall’alpino noneso Giorgio Seppi, di Sarnonico. Attualmente il gruppo a livello provinciale conta su poco meno di 600 volontari (comprese 120 donne) con un’organizzazione articolata in undici nuclei dislocati nelle varie valli e città.

Gigliola Capsoni, una volontaria della protezione civile alpina, riassume in una breve nota come è cambiato il loro generoso servizio in tempo di Covid 19. «I bisogni sono tanti e noi saremmo pronti, se e dove serve per fare e consegnare la spesa a chi deve rimanere a casa…; per ritirare e consegnare i farmaci a chi è malato …; per confezionare e consegnare ai cittadini le mascherine……, ecc».

I cambiamenti

Cosi succedeva una volta, bastava partire …, ma questa volta è tutto diverso. Ci sono dei protocolli ben precisi da rispettare. Le temperature corporee diventano improvvisamente un parametro indispensabile per poter lavorare, le mani vanno lavate in modo specifico e poi nascoste sotto i guanti, le mascherine vanno sempre indossate, bisogna rispettare il distanziamento, si mangia ma a turno dove prima si stava tutti insieme, i mezzi ed i piani di lavoro vanno sanificati con prodotti particolari … «È un contesto nuovo ma per gli alpini non esiste l’impossibile ed io, che sono iscritta nei Nu.Vol.A. come amica degli alpini, l’ho capito subito» - commenta Gigliola Capsoni che così descrive una giornata tipo dei Nu.Vol.A. ai tempi del Coronavirus. «Le giornate iniziano alle 8 quando la nostra instancabile segretaria stampa i report con le liste della spesa e dei farmaci. Ed ecco che tre mezzi partono alla volta del supermercato o della farmacia. Tutti in fila indiana e rigorosamente distanziati in attesa di entrare uno alla volta e poi, con l’aiuto della tecnologia, arriviamo anche nelle vie sconosciute della nostra città e dintorni. Che effetto strano non potersi fermare per scambiarsi quattro parole ed a volte vedersi solo attraverso la porta socchiusa ed a distanza. È quasi contro la nostra natura di “simpatici chiacchieroni”».

Distanziati

Un’altra cosa molto strana è vedere i Nu.Vol.A. lavorare seduti, rigorosamente distanziati, per il confezionamento delle mascherine. «È ciò che sto facendo anch’io da qualche giorno anche se il mio compito è quello di fornire il materiale necessario man mano che termina, posizionare le mascherine negli scatoloni e questo comporta camminare tutto il giorno. Ogni esperienza di volontariato è carica di emozioni positive; ma questa è per me una stupenda scoperta».

«Le mascherine che indossiamo tutti i giorni coprono gran parte del nostro viso; ma lasciano scoperta quella migliore di ognuno di noi e che in questo infrangente attira tutta l’attenzione della persona che ti sta parlando od ascoltando: gli occhi!» «Sto scoprendo – conclude Gigliola Capsoni - quanto siano espressivi, teneri, arrabbiati, stanchi o magari dubbiosi». E conclude: «Non so quanto durerà questa situazione, per tutti noi abbastanza surreale; ma spero di non dimenticarmi ciò che sto imparando in queste settimane e magari riuscire a trasmettere, soprattutto ai nostri giovani, il desiderio di mettersi in gioco facendo volontariato».













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