il rapporto

I «nuovi» poveri? Italiani e cinquantenni

La fotografia del rapporto Caritas: 3500 persone in situazione di bisogno Chiedono cibo, ma anche alloggi. Cresce la fascia di chi ha perso il lavoro


di Maddalena Di Tolla


TRENTO. Oltre tremila persone, italiane e straniere, che nel 2015 hanno chiesto aiuto a Caritas diocesana e Fondazione comunità solidale, sono la prova che le povertà, al plurale, continuano a incidere su una parte consistente della popolazione, cambiando caratteristiche, aggiungendo problemi e richieste a quanto esisteva in passato, anche in Trentino. Ieri mattina è stato presentato alla stampa, al Centro Bernardo Clesio a Trento, in presenza di un nutrito pubblico di operatori e volontari, il IX Rapporto 2016 sulle povertà incontrate nei servizi dei due enti, in presenza dell’arcivescovo di Trento Lauro Tisi e dei direttori delle due entità di sostegno, Roberto Calzà (Caritas) e Cristian Gatti (FCS). I fattori chiave emersi sono la persistenza della povertà degli italiani, l’aumento dell’età media di chi si trova in disagio (soprattutto fra gli italiani), la crescita dei problemi creati da precarietà lavorativa e disoccupazione.

Sono 3.502 le persone in situazione di bisogno incontrate nel corso dell’anno. Un terzo (1141) sono italiani (il 60% dell’utenza europea, per il resto proveniente soprattutto dai Paesi dell’Est (737). Di poco superiore agli italiani il numero degli immigrati dall’Africa (1174), in buona parte dal nord del continente. Il 65,1% dei richiedenti aiuto sono uomini, il 34,9% donne.

Rimane alto il numero di richieste di aiuto pro-capite inoltrate ai Centri di ascolto zonali (CedAS) e ai Punti di ascolto parrocchiali (PAP), oltre 7 a testa in media. Tra le cause, in primo luogo la perdita del lavoro o sua precarietà.

Area Ascolto- servizi erogati nei CedAS e nei PAP, dove si gestiscono richieste di aiuti materiali, sostegno economico, orientamento e anche progetti specifici per le necessità economiche o in risposta all’emergenza lavoro.

21.030 richieste di intervento, nel 67% dei casi da stranieri: quasi la metà riguardano gli alimenti, seguono ascolto e accompagnamento, sussidi e finanziamenti, beni e servizi materiali (mobilio, vestiario). Sono 1.640 le famiglie, di cui i 3/4 hanno figli a carico (8 su 10 immigrate) seguite dai CedAS, con almeno 4.300 persone realmente aiutate. Cresce l’età: un terzo si colloca nella fascia tra 50 e i 65 anni e oltre i 65, rapporto al 50% tra gli utenti italiani. In questa area ricade anche l’intervento per le difficoltà lavorative, per le quali il 67% delle risposte sono state verso cittadini italiani.

In forma di sussidi e finanziamenti (60% agli italiani), la somma erogata nell'ambito del progetto Credito solidale dal 2009 al 2015 ha raggiunto i 732.000 euro, mentre i Fondi di solidarietà promossi dai decanati di Trento e Rovereto, in collaborazione con Caritas, hanno erogato (dal 2013 a fine 2015) la somma di 464.000 euro.

Area Accoglienza - servizi di “bassa soglia” come l’attività di Unità di Strada a Trento, del centro diurno di Rovereto e l’ospitalità delle persone senza dimora nelle strutture di accoglienza a Trento e Rovereto, in sinergia con i servizi sociali.

Il crescente disagio abitativo è tra le problematiche maggiormente riscontrate da Fondazione Comunità Solidale, ente diocesano che affianca Caritas con servizi destinati a situazioni più gravi di marginalità e povertà. Le Unità di Strada hanno incontrato 538 persone nel 2015 (stragrande maggioranza uomini). Al Centro Diurno di Rovereto sono state accolte 419 persone, con prevalente presenza di africani seguiti dagli italiani e cittadini dall’Europa dell’Est. Le Case di Accoglienza “Mons. Bonomelli” di Trento e “Il Portico” di Rovereto accolgono persone senza dimora in stato di emarginazione spesso grave. Con l’attivazione dello Sportello Unico per l’accoglienza della Provincia c’è stato un aumento del periodo di accoglienza (da 30 a 60 giorni per le persone residenti). Le persone accolte sono 556 alla Bonomelli e 329 a Il Portico. In media oltre il 70% delle persone accolte proviene da Paesi extra UE, con netto incremento di soggetti di nazionalità pakistana e afgana.

Casa Briamasco (passata due anni fa da dormitorio invernale a casa di accoglienza all’interno del progetto del Fare Assieme del Comune di Trento e aperta tutto l’anno) ha accolto 44 persone (per una durata media di 6 mesi) per lo più per problemi lavorativi.

Area Abitare - servizi di Fondazione che offrono soluzioni abitative con progettualità di media e lunga durata, grazie a vari tipi di alloggi diffusi sul territorio provinciale. Nel 2015 sono state accolte 133 persone nelle strutture per promuovere l’autonomia personale. Fondazione Comunità solidale gestisce, in stretta collaborazione con le comunità locali (soprattutto parrocchie) anche 21 appartamenti per un totale di 124 ospiti fra i richiedenti protezione internazionale (fra cui 30 siriani giunti tramite corridoio umanitario da un campo profughi in Libano).













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