I centri storici delle città in rianimazione

Architetti e ingegneri al capezzale di un malato che si vuole salvare


Graziano Riccadonna


TRENTO. «Anche le città credono d'essere opera della mente o del caso, ma né l'una né l'altra bastano a tener su le loro mura. D'una città non godi le 7 o 77 meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda»: l'immagine presa da Italo Calvino è servita ad Alberto Faustini per concludere alle Terme di Comano il convegno dedicato a come riqualificare i centri storici. Oggetto dell'attenzione un "malato" più che immaginario, il centro storico, appunto. Un malato degno della massima attenzione, non solo per motivi culturali e storici, ma anche normativi e di programmazione economica. Dopo i saluti di Emilio Cozzio, presidente Lions Tione Valli Giudicarie Rendena, organizzatore del riuscito convegno, esordisce Luciano Azzolini, il cerimoniere della stessa associazione: «Non abbandonare i centri storici al degrado resta per noi un obiettivo non solo architettonico, ma culturale: il convegno vuole essere il punto di partenza di uno o più progetti pilota per mettere in pratica le soluzioni innovative individuate». Dopo tanto parlare di città nuova, comunicazioni, Metroland, è giunto il momento di tornare al centro storico e portare attenzione alla tradizione edilizia e abitativa del passato. Gli esempi di borghi rinati o rivitalizzanti sono eccellenti: non solo Canale (Tenno) è indicato dall'Arge-Alp come esempio di eccellenza, ma i centri di Rango, San Lorenzo in Banale, Mezzano (per restare al Trentino) fanno scuola e sono entrati di diritto nei "Borghi più belli d'Italia". Il convegno era suddiviso in una prima parte (teorica), intonata alla "conservazione" del borgo storico, e in una seconda parte (per addetti ai lavori), legata all'"andare oltre", al rinnovamento: naturalmente non era facile legare i due momenti, anche se il moderatore, il direttore del "Trentino" Alberto Faustini, ha cercato di fare interloquire le due parti, di farle dialogare tra loro, approfittando di una platea gremita di tecnici, amministratori, rappresentanti delle categorie economiche. Come ha detto Azzolini, è un punto di partenza. Ma - come s'è ben capito alle Terme - c'è ancora molto da fare per raggiungere il traguardo. Nel suo intervento introduttivo l'assessore provinciale all'urbanistica Mauro Gilmozzi ha posto le basi del dibattito: come è possibile creare interesse verso i centri storici? Come renderli attrattivi? Anche se non tutti i centri storici hanno eguale importanza ai fini della conservazione. È toccato all'architetto Enrico Ferrari, esperto in materia paesaggistica e centri storici, entrare nella storia medioevale e nelle prospettive dei centri storici, tracciando il percorso trentennale di legislazione della Provincia a partire dal 1978. «Il centro storico è un archivio di storia vissuta, fa parte della gente e del territorio...», pertanto va difeso, ma anzitutto conosciuto e amato per quello che è. Dopo Marcella Morandini, del segretariato della Convenzione delle Alpi, Piergiorgio Mattei, dirigente del Servizio urbanistica provinciale ha presentato il "Fondo per la riqualificazione del paesaggio e degli insediamenti storici". Maurizio Polla, responsabile del servizio tecnico della Comunità delle Giudicarie, ha poi illustrato la "Valorizzazione dei centri storici delle Giudicarie".

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