Giunta, il Monopoli di Andreatta

Chiara Maule potrebbe lasciare posto a una tecnica di area Upt. Anche la kaswalderiana Marika Ferrari a rischio


di Luca Marognoli


TRENTO. Come nel Monopoli, il sindaco Andreatta è stato rispedito al punto di partenza. E se c’è chi finora aveva scommesso che non riuscirà mai a raggiungere l’arrivo, per colpa dei partiti (e dei loro franchi tiratori), sono gli stessi partiti ora a cercare una soluzione che permetta di evitare che il gioco finisca. E che si torni tutti alle urne, con l’incognita (consideriamola come una casella “imprevisti”) di restare questa volta a casa, sostituiti da una nuova classe politica come avvenuto con il terremoto delle elezioni amministrative in diversi centri italiani.

Il punto di partenza dunque: secondo gli osservatori più maliziosi in questa casella c’è il nome di Chiara Maule. È dall’(incolpevole) assessora voluta a tutti i costi da Andreatta che sono partiti i mal di pancia che hanno portato alla crisi, diffondendosi come un virus da un partito all’altro. I fautori di questa tesi sostengono che il sindaco, ben prima delle elezioni, avesse in mente di attribuire un assessorato alla Maule, che si era ben comportata in Circoscrizione a Povo e che era sostenuta - pare - nientemeno che da Dellai. Un’idea che Andreatta non ha abbandonato dopo la brutta sorpresa del voto, che ha visto Maule non comparire tra gli eletti. Da qui la pazza idea (l’avevamo scritto all’epoca) di chiamarla lo stesso in giunta. Per farlo, però, ed evitare di essere considerato un persecutore dei consiglieri eletti del Cantiere, il sindaco ha dovuto mescolare le carte, “inventandosi” un’altra giovane assessora autonomista (anche lei senza i voti sufficienti per arrivare in consiglio): la volenterosa Marika Ferrari.

Così però non ha fatto altro che allargare il dissenso anche al Patt. Se si aggiunge che pure all’interno del Pd c’erano alcuni consiglieri che si consideravano traditi dal sindaco, dopo presunte sue promesse di assessorati in tempo di campagna elettorale poi disattese, si capisce perché Andreatta sia riuscito nel difficile intento di far arrabbiare tutti i suoi partner di maggioranza.

Come uscirne adesso? Non si può escludere che il sindaco cerchi di salvare se stesso, e la legislatura, sciogliendo i nodi che lui stesso ha fatto. Con una strategia analoga.

Scenario 1: lasciano Maule e Ferrari. L’assessora Maule, finita in questo astruso ingranaggio, sembra destinata ad essere rimossa. E per la stessa ragione potrebbe perdere il posto Ferrari, la cui imposizione era stata vissuta come un vulnus dall’intera squadra autonomista. Il partito si era infatti trovato di fronte ad un aut aut da parte del sindaco: o accettare lei, che faceva pur parte della lista, o un’esterna ma a scelta del sindaco. Normale che optasse per la prima opzione, come avvenuto, seppure obtorto collo. E ora a far tremare la sedia dell’assessora all’ambiente e ai progetti europei ci sarebbero anche motivi di equilibri politici interni: Ferrari infatti è kaswalderiana e in Piazza Dante la sua rimozione non sarebbe affatto sgradita.

Se sia Maule che Ferrari, però, dovessero uscire di scena, si porrebbe un problema: la rappresentanza femminile. A sostituire la prima infatti sono candidati i rastrellatori di voti Panetta o Castelli, la seconda Uez o Maestranzi (Pattini ha più volte detto di non ambire alla giunta). Una via d’uscita ci sarebbe: chiamare al posto di Maule una tecnica di area Upt, mettendo fuori gioco sia Panetta che Castelli, notoriamente invisi al sindaco.

Scenario 2: lasciano Maule, Ferrari e Gilmozzi. Una seconda possibilità sarebbe l’eventuale passo indietro di Gilmozzi, diventato segretario del Pd, a vantaggio della sua omologa cittadina Bozzarelli. Il sindaco tuttavia avrebbe dichiarato in passato di non volere che le due donne di giunta siano entrambe democratiche. Questo, assieme alla riluttanza di Gilmozzi all’uscita, rende questa ipotesi meno probabile.

Scenario 3: lascia Maule, arrivano due consiglieri delegati e Biasioli cede l’urbanistica. Da non scartare infine l’uscita della sola Maule e il “salvataggio” di Ferrari. In questo caso il sindaco potrebbe concedere ai malpancisti della coalizione due deleghe consiliari (a Uez e a Salizzoni per esempio), avocando a sè l’urbanistica. Ma sarebbe considerata una “rivoluzione” sufficiente a placare la fame di ricambio invocata dalla coalizione? Difficile dirlo. Per ora non resta che attendere. Il rimpasto, dato ormai come certo da tutti, potrebbe arrivare dopo l’estate. Sempre che la giunta riesca a uscire indenne dalle sedute consiliari di luglio. I franchi tiratori sono sempre dietro l’angolo.













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