l'istituto agrario

Fondazione Mach, la rinuncia di Berti

Il candidato: «Una guerra che non mi riguarda». Restano i dubbi sulla doppia guida dell’istituto da inserire in Finanziaria


di Roberto Colletti


TRENTO. «Per quanto mi riguarda la vicenda è chiusa. Mi sono trovato coinvolto in una guerra che non mi riguarda. A questo punto mi faccio da parte». Andrea Berti pronuncia le poche parole con reticenza. Forse per non alimentare ulteriormente le molte parole dette e scritte in queste settimane su di lui e sulla sua contestata candidatura alla presidenza della Fondazione Edmund Mach: «Quando il presidente Rossi mi ha chiesto la disponibilità di occuparmi di San Michele mi è sembrata una proposta lusinghiera. Era un'opportunità per mettere la mia esperienza ed i miei rapporti con il mondo agricolo a disposizione dell'istituzione. L'incarico, mi sono detto, poteva rappresentare l'occasione per valorizzare ancor più i rapporti tra la Fondazione – la sua ricerca, la formazione, l'assistenza – con la realtà economica e la cultura contadine. Dopo le polemiche di queste settimane, però, credere ancora ad un mio coinvolgimento nel progetto sarebbe una forzatura. Perciò sgombro il campo. Non sono felice, questo me lo si conceda - puntualizza Berti - ma certamente sono sereno».

Decisione dignitosa, quella di Berti, che azzera il pasticciato e maldestro rinnovo della presidenza di San Michele. La sua candidatura, sponsorizzata dal presidente della Provincia, ha sollevato prima le obiezioni dell'assessora alla ricerca Sara Ferrari, poi le perplessità del Pd e, soprattutto, messo in moto una sotterranea e trasversale resistenza alla nomina. Rossi e Ferrari, alla fine, avevano anche trovato un accordo sull'ipotesi di sdoppiare il governo della Fondazione, affidando al presidente compiti organizzativi ed il governo della ricerca ad un oggi inesistente “consigliere delegato”.

Ma la soluzione è parsa cervellotica e, volendo fare in fretta, realizzabile solamente infilando un apposito articoletto nella Finanziaria in discussione dalla prossima settimana in consiglio provinciale.

Di tutto questo s'è discusso, per la prima volta, nella riunione informale del consiglio d'amministrazione convocato ieri mattina dal direttore di San Michele, Mauro Fezzi, assieme al presidente Rossi e agli assessori Ferrari e all'agricoltura Michele Dallapiccola. «E' stato un utile chiarimento» è stato il commento al termine delle tre ore d'incontro. A ben vedere, però, non pare proprio così. Già la convocazione fatta dal direttore, nella sua nuova funzione di facente funzione presidente pro tempore (“per tre mesi” secondo la Provincia), ha suscitato qualche perplessità tra i membri del consiglio d'amministrazione che, tuttora in carica, s'è chiesto se non fosse un po' strano che l'organo sia convocato e presieduto da un funzionario (il direttore) nominato dal consiglio stesso.

Ma queste erano questioni tutto sommato non urgenti. Il punto era: cosa s'intende fare per il futuro di San Michele? E qui comincia a farsi strada la consapevolezza che non solo della nomina di un nuovo presidente si tratta, ma di mettere mano all'intero assetto della Fondazione la quale, sommando i doveri dell'ente pubblico alle rigidità del privato, mostra vari difetti di funzionamento.

Rossi e Ferrari, tuttavia, paiono orientati ad infilare comunque nella Finanziaria l'articoletto del loro compromesso, nonostante sia stato loro obiettato che il testo concordato sia mal concepito, affidando esso alla Provincia il compito di cambiare lo statuto della Fondazione, quando la cosa è compito del consiglio d'amministrazione. E, ancora, affidando alla giunta provinciale la designazione dell'immaginario “consigliere delegato” che poi dovrà essere nominato dalla medesima giunta. Una specie di cortocircuito ed un vero pastrocchio. A tirare i protagonisti fuori dall'imbarazzo ci ha pensato con la sua seria decisione Andrea Berti. Quanto al pastrocchio, probabilmente ci penserà il consiglio provinciale – ci sono sentori in tal senso - cassando come “incoerente” con la Finanziaria l'articoletto Rossi-Ferrari. Se proprio vogliono migliorare San Michele, insomma, rifacciano i compiti.













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