Folla a Forte Pozzacchio emozione dopo il restauro

I sindaci della Vallagarina hanno salutato il ritorno del manufatto alla collettività dopo 20 anni di lavori. Mellarini: «Importante ora la valorizzazione turistica»



TRAMBILENO. Ci sono voluti quasi vent’anni per riappropriarsi di Forte Pozzacchio: ieri il taglio del nastro con tutti i sindaci della Vallagarina (ne mancavano solo due, perché in ferie) e il primo vero bagno di folla per la fortificazione austriaca ristrutturata grazie alla consulenza del Museo storico della guerra, che ha seguito passo per passo i lavori per garantirne la correttezza filologica. Ieri mattina al forte, ora raggiungibile con facilità grazie alla ex strada militare (un tratto di circa 800 metri in piano, messo in sicurezza con la penultima campagna di lavori) che collega il manufatto con il parcheggio, sono salite anche le autorità militari, oltre quelle civili: gli Alpini e le forze dell’ordine, e tantissimi visitatori. La cerimonia del taglio del nastro si è svolta in mattinata, dopo di che sono iniziate le visite guidate e, nel pomeriggio, la performance del reading-concerto del collettivo Wu Ming, che ha accompagnato la giornata. «Ricordare per non dimenticare, questo l'obiettivo del progetto Grande Guerra, portato avanti dalla Provincia di Trento nell'ambito delle celebrazioni per il centenario dello scoppio del primo conflitto mondiale e Forte Pozzacchio, ora restituito alla comunità della Vallagarina e del Trentino, ne rappresenta un'altra significativa tappa» ha commentato l'assessore provinciale alla cultura Tiziano Mellarini. Sono stati ricordati i 41 soldati di Trambileno caduti durante la guerra, i cui nomi sono stati letti uno ad uno dal sindaco Franco Vigagni. Poi il parroco di Forte Pozzacchio, don Remo Vanzetta, ha benedetto una corona deposta dagli alpini davanti al monumento ai caduti, mentre la banda Musica Cittadina Riccardo Zandonai di Rovereto ha eseguito gli inni austriaco, italiano ed europeo. «Importante è ora - ha aggiunto Mellarini - valorizzare queste strutture, farle conoscere e attivare sinergie con il settore del turismo, che possano far diventare i forti un valore aggiunto anche in quella direzione, oltre ai primari significati di ricordo, memoria e recupero storico».

Il lungo percorso di restauro ha coinvolto istituzioni, professionisti, imprese, operatori museali e della cultura e anche associazioni come “Il Forte” di Pozzacchio. I progettisti, gli architetti Francesco Collotti e Giacomo Pirazolli, hanno puntato a un sottile lavoro di conservazione e valorizzazione dell'esistente attraverso l'inserimento dei nuovi elementi in acciaio verniciati in arancione, che permettessero la percezione compiuta degli spazi e dell'uso del forte, il cui ruolo strategico, è stato detto, era quello di guardare senza essere visti. Forte Pozzacchio «entra ora in una nuova fase della sua vita - ha ricordato ilo direttore del Museo della guerra Camillo Zadra -. Diventa percorso di visita, ma anche luogo che si confronta col presente in vari modi: dai percorsi creativi e di riflessione ospitati nelle sue sale fino alla sperimentazione di nuovi approcci all'offerta museale. Nei prossimi mesi si alterneranno performance teatrali, percorsi sonori, momenti legali alla coralità e sperimentazioni». I lavori di Forte Pozzacchio, iniziarono nel 1913 e proseguirono fino allo scoppio della guerra, ma l’opera non fu mai completata. Abbandonato dagli austro-ungarici, il 3 giugno 1915 venne occupato dai soldati italiani. Con l’offensiva del maggio 1916 tornò in mano austriaca e vi rimase fino al 1918.













Scuola & Ricerca

In primo piano