Film in Rai, critiche a de Bertoldi  «Dal senatore sparate razziste»

Trento. Pioggia di critiche per le parole del senatore di Fratelli d’Italia Andrea de Bertoldi per il suo post su Facebook (Trentino di ieri) in cui si era lanciato in una critica spericolata sui...



Trento. Pioggia di critiche per le parole del senatore di Fratelli d’Italia Andrea de Bertoldi per il suo post su Facebook (Trentino di ieri) in cui si era lanciato in una critica spericolata sui palinsesti Rai e soprattutto sul colore della pelle dei protagonisti dei film: «In prima serata Su Rai1 un film con protagonisti indiani e su Rai2 con protagonisti prevalentemente di colore. Gli Italiani e le persone -bianche- non esistono più? Dobbiamo vergognarci della nostra Cultura?», si è chiesto il senatore. E se perfino qualche suo follower ha ritenuto di dover commentare negativamente l’uscita, anche dal centrosinistra non sono mancate dure critiche.

«Questo è Andrea de Bertoldi e di mestiere - ben retribuito - fa il senatore. E' stato eletto in Trentino con Fratelli d'Italia. Peccato che invece di rappresentare i trentini e occuparsi dei problemi reali del nostro territorio, passa il tempo a sparare inutili cialtronate razziste come questa, con un olezzo insopportabile di censura fascista», attacca il Partito democratico trentino.

Parla invece di «terribile esibizione di pregiudizi etnici della destra trentina» il consigliere provinciale di Futura Paolo Ghezzi. «Oltre ai consiglieri provinciali che si scatenano contro i "nordafricani" assassini del povero carabiniere (che poi erano statunitensi bianchi, ma nessuno si scusa), si distingue il "fratello d'Italia" senatore de Bertoldi, che chiede alla Rai di trasmettere film con "persone bianche", non solo "protagonisti indiani e di colore". Ieri sera, dopo il consiglio provinciale, mi sono visto "Geronimo" di Walter Hill, bellissimo: come l'esercito dei nordamericani bianchi liquidò, con i fucili e con gli inganni, la minoranza dei nordamericani pellerossa. Attori bianchi e attori indiani recitavano bene insieme - aggiunge Ghezzi - Avvertite il protagonista bianco Andrea de Bertoldi, tiratore scelto delle giubbe blu meloniane».

Lo stesso Ghezzi è tornato sul caso dei post con cui diversi consiglieri provinciali della Lega e del centrodestra che, sull’onda nazionale, si erano subito scagliati contro i "nordafricani" accusati di essere gli assassini del carabiniere Cerciello Rega ucciso a Roma («Che poi erano statunitensi bianchi, ma nessuno si scusa», chiosa Ghezzi). Tra coloro che sono finiti nelmirino per aver sottolineato la presunta origine dell’assassino, c’è la capogruppo della Lega Mara Dalzocchio che ieri ha reagito così su Facebook, accusando i giornali: «Beh che dire! Leoni da tastiera che dimenticano da chi arrivano anche certe notizie», ha scritto allegando alcuni screenshot di notizie della prima ora. «Bravi solo a commentare in modo becero su profili di altri che dimostra tanta ignoranza. Avanti tutta. Non mollo di un millimetro». E ieri, tra i tanti messaggi postati, Dalzocchio ha rilanciato quello del ministro Salvini che di fronte alla foto choc di uno degli arrestati bendato nella caserma dei carabinieri, ha rilanciato: «Vittima? L’unica vittima è il carabiniere».

Sulla vicenda interviene anche il consigliere di Agire Claudio Cia, che parla di fake news: «Il vile assassinio di Mario Cerciello Rega ha avuto un eco inimmaginabile, tanto che la notizia è stata ripresa dalle più importanti testate giornalistiche nazionali e locali, le quali hanno da subito riportato il fatto che il militare fosse stato ucciso da un nordafricano, cosa confermata anche dalle televisioni e dai siti di informazione più affidabili. Questa notizia, oggi riconosciuta come falsa, è stata quindi inizialmente diffusa da mezzi d’informazione certamente attendibili, tanto che è stata immediatamente “condivisa” anche da varie personalità politiche nazionali. Non si comprende però l’accanimento mediatico riservato ai politici di centrodestra, additati subito come razzisiti e xenofobi, mentre è passato in sordina il fatto che anche amministratori di sinistra avessero inizialmente diffuso quella che possiamo chiamare una fake news».













Scuola & Ricerca

In primo piano